OTA: il male e il bene

Nelle grandi città c’è chi si lamenta del flusso di turisti inarrestabile e poco ordinato.  

C’è chi si lamenta di tutti gli appartamenti che sono stati riconvertiti in strutture ricettive creando scompiglio, frastuono, danni e anche una discreta RI-valorizzazione di interi quartieri. 

Eh sì, perchè lamentarsi è bene, ma fare qualcosa di EFFICACE è meglio. 

 

Turismo urbano: i numeri crescono e i benefici si diffondono 

Nonostante le frequenti polemiche sulla riconversione degli appartamenti in strutture ricettive, i dati parlano chiaro: secondo ENIT e ISTAT, il turismo urbano in Italia è in forte crescita e porta benefici tangibili alle città. R 

Roma, Milano, Venezia, Firenze e Napoli continuano ad attrarre milioni di visitatori, con Roma che nel 2025 ha superato i 37 milioni di presenze, seguita da Venezia e Milano. 

Questa crescita non si traduce solo in prenotazioni alberghiere, ma in un impatto economico diffuso: ristoranti, negozi, trasporti, servizi culturali e professionali ne traggono vantaggio.  

Le OTA (Online Travel Agencies) amplificano la visibilità delle città e delle strutture, facilitando l’incontro tra domanda e offerta e contribuendo a una distribuzione più capillare dei flussi. 

È vero, la trasformazione del tessuto urbano solleva interrogativi legittimi, ma è altrettanto vero che il turismo – se ben gestito – può essere una risorsa per tutti. 

 I numeri del 2025 lo confermano: il turismo non è solo una questione di ospitalità, ma di economia locale, lavoro e vitalità urbana. 

 

Ma cosa sono le OTA? 

Le OTA sono agenzie di viaggio online che agiscono da intermediari digitali tra i fornitori di servizi turistici (come hotel, B&B, case vacanze) e i consumatori. Offrono visibilità alle strutture e automatizzano il processo di prenotazione, trattenendo una commissione su ogni prenotazione confermata.

Come funzionano

  • Intermediazione digitale: raccolgono e aggiornano in tempo reale le offerte di strutture ricettive e servizi turistici.
  • Motori di ricerca e prenotazione: permettono di bloccare voli, hotel e pacchetti in pochi clic.
  • Canali di distribuzione: aiutano le strutture a raggiungere un pubblico ampio e internazionale.
  • Modello a commissione: guadagnano trattenendo una percentuale sul prezzo di vendita.

 

Le OTA, le agenzie di viaggio online come Booking.com ed Expedia, hanno realmente rivoluzionato il modo in cui viaggiamo e prenotiamo.  

Per i viaggiatori, rappresentano una soluzione comoda e veloce: tutto è accessibile da un unico portale, con migliaia di offerte a portata di clic. Il processo di prenotazione è semplice e intuitivo e permette di risparmiare tempo e confrontare facilmente tariffe e servizi. 

Anche le strutture turistiche beneficiano dell’utilizzo delle OTA.  

Grazie alla loro ampia visibilità, hotel, B&B e case vacanze possono raggiungere nuovi mercati e aumentare le prenotazioni, anche all’ultimo minuto. Inoltre, strumenti digitali come i channel manager semplificano la gestione dell’inventario, sincronizzando disponibilità e tariffe in tempo reale. 

In questo scenario, le OTA si confermano non solo come intermediari, ma come veri e propri acceleratori di crescita per il settore turistico, favorendo sia l’esperienza del viaggiatore che l’efficienza delle strutture ricettive. 

    

Quali sono le tipologie di strutture ricettive? 

Secondo il Codice del Turismo, le strutture ricettive si dividono in quattro macro-categorie: 

  1. Alberghiere e paralberghiere

 Alberghi: offrono alloggio, vitto e servizi accessori. 

Residenze turistico-alberghiere: simili agli hotel, ma con appartamenti dotati di cucina. 

Alberghi diffusi: dislocati in più edifici, con una sede centrale per i servizi. 

Bed & Breakfast: a gestione familiare o imprenditoriale, con pernottamento e colazione. 

  

  1. Extralberghiere

 Affittacamere: stanze o appartamenti in affitto. 

Case vacanze: abitazioni arredate per soggiorni brevi. 

Agriturismi: ospitalità legata all’attività agricola. 

Ostelli della gioventù: alloggi economici per giovani e viaggiatori. 

  

  1. All’aperto

 Campeggi: aree attrezzate per tende, roulotte e caravan. 

Villaggi turistici: complessi con alloggi e servizi ricreativi. 

 

Ota-Effects 

Le OTA hanno indubbiamente democratizzato l’accesso al mercato turistico, rendendo più semplice per le strutture ricettive raggiungere clienti internazionali e per i viaggiatori trovare soluzioni rapide e convenienti.  

Tuttavia, questa intermediazione digitale ha anche generato effetti collaterali che risultano fatali per realtà più piccole: 

  

  • Dipendenza economica: molte strutture, soprattutto quelle più piccole, si trovano vincolate alle OTA, che trattengono commissioni elevate (fino al 20-30%), riducendo i margini di guadagno. 
  • Omologazione dell’offerta: la visibilità è spesso legata a logiche algoritmiche e di pricing aggressivo, penalizzando esperienze autentiche e locali. 
  • Impatto urbano: la riconversione massiva di appartamenti in strutture turistiche, incentivata dalla facilità di promozione tramite OTA, ha alterato il tessuto sociale di molti quartieri, generando tensioni tra residenti e turisti. 

  

Alternative possibili alle OTA: utopia o realtà? 

L’alternativa sul mercato esiste, eccome. E non è un’utopia. Ma per cambiare la direzione di un monopolio come quello delle OTA, non bastano buone intenzioni o analisi teoriche: serve volontà concreta, visione imprenditoriale e investimenti mirati. E qui il problema si fa evidente. 

Le imprese italiane, quelle che dovrebbero essere in prima linea nella costruzione di soluzioni digitali alternative, continuano a restare immobili. Si lamentano del peso delle commissioni, della concorrenza sleale, dell’omologazione dell’offerta, ma non si muovono. Non investono. Non rischiano. Non costruiscono. 

Eppure il mercato c’è, i numeri lo dimostrano, la domanda è viva. I turisti cercano autenticità, sostenibilità, esperienze locali. Le strutture ricettive vogliono indipendenza, margini più equi, strumenti su misura.  

Manca chi metta insieme tutto questo in un prodotto digitale italiano, pensato per il nostro sistema, con risorse italiane, che rispetti le normative e valorizzi il territorio. 

Ma quali possono essere le alternative? 

Le alternative alle OTA non sono semplici soluzioni tecniche, ma rappresentano visioni diverse di come il turismo possa essere gestito in modo più sostenibile, equo e radicato nei territori.  

Una delle strade percorribili è quella delle piattaforme locali e cooperative, nate per valorizzare l’identità dei luoghi e ridurre la dipendenza da grandi intermediari digitali. Questi portali, spesso gestiti da enti del turismo regionali o da reti di operatori locali, permettono una maggiore autonomia nella gestione dei contenuti e delle tariffe, promuovendo esperienze autentiche e a basso impatto.  

Iniziative come Fairbnb o Ecobnb dimostrano che è possibile integrare sostenibilità ambientale e impatto sociale nella proposta turistica. 

Un’altra possibilità è quella di investire nel booking diretto, attraverso siti web ben ottimizzati, strategie SEO, campagne social e newsletter mirate. In questo modo, le strutture possono incentivare la prenotazione diretta offrendo vantaggi esclusivi e costruendo un rapporto diretto con il cliente senza intermediazioni.  

Perché questo approccio sia efficace, è fondamentale che gli operatori siano formati e supportati nell’uso degli strumenti digitali, così da poter gestire in autonomia la propria presenza online. 

Accanto a queste soluzioni, si stanno affermando modelli di collaborazione tra pubblico e privato, in cui comuni, enti turistici e operatori lavorano insieme per creare ecosistemi digitali territoriali. Questi portali integrano informazioni culturali, eventi, trasporti e servizi, promuovendo itinerari meno battuti e contribuendo a una distribuzione più equilibrata dei flussi turistici. È un modo per valorizzare l’intero territorio, non solo le mete più note. 

Infine, il turismo relazionale e di comunità offre una prospettiva profondamente diversa: qui l’incontro tra viaggiatori e residenti è al centro dell’esperienza. Modelli come l’ospitalità diffusa o le esperienze immersive permettono di ridurre l’impatto urbanistico e di generare valore culturale e sociale, restituendo al viaggio una dimensione umana e partecipativa. 

 

Nel bene e nel male le OTA sono strumenti 

Come tali, il loro impatto dipende da come vengono utilizzati.  

Ma se il mercato c’è, se i numeri del turismo urbano crescono, se le strutture ricettive continuano a moltiplicarsi e se le alternative alle OTA esistono e funzionano altrove, allora la domanda è inevitabile. 

Perché in Italia non esiste ancora una piattaforma nazionale, digitale, trasparente, sostenibile e competitiva, costruita da imprenditori italiani, con risorse italiane, che rispetti le normative italiane e valorizzi il territorio? 

La responsabilità non può ricadere solo sulle istituzioni o sui turisti.  

La responsabilità è molto chiara. Non possiamo continuare a delegare tutto alle multinazionali. È tempo che l’imprenditoria italiana si assuma il proprio ruolo. 

Serve visione, serve coraggio, serve investimento.  

Serve una risposta concreta a un bisogno reale.  

Serve un’alternativa che non sia solo teorica, ma operativa. 

Ci sono ancora imprenditori disposti a fare questo mestiere?  

A costruire un prodotto digitale che sia all’altezza delle OTA, ma radicato nel nostro sistema culturale, economico e normativo?  

A credere che il turismo possa essere governato, non solo subìto? 

La sfida è aperta. E il tempo per coglierla è adesso. 

 

Federica Basili

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