L’Osservatorio Innovative Payments: «Nonostante le limitazioni sui POS, i pagamenti elettronici continueranno ad aumentare»

Il direttore dell'Osservatorio del Politecnico di Milano, Ivano Asaro, ha spiegato ai nostri microfoni l'evoluzione delle abitudini dei consumatori

05/12/2022 di Gianmichele Laino

Nemmeno un alieno, sbarcando sul pianeta Italia, potrebbe comprendere la crociata fatta dall’attuale governo per imporre un limite minimo da cui far partire l’obbligo di accettare i pagamenti con il POS. Perché magari avrebbe a disposizione i dati dell’ultimo semestre, secondo cui il numero di pagamenti digitali in Italia è aumentato del 22%. Perché magari comprenderebbe che la rivoluzione dell’e-commerce, quella che – dai tempi del primo lockdown in poi – ha portato sempre più italiani ad acquistare beni e servizi su piattaforme online, ha modificato le abitudini d’acquisto degli utenti. Perché magari avrebbe a disposizione delle evidenze, ormai consolidate in diversi studi economici, relative al fatto che favorire la circolazione del contante favorisce in maniera direttamente proporzionale l’evasione. Eppure, basterebbe leggere i dati messi a disposizione da una delle più importanti istituzioni accademiche di settore per avere un’idea dell’importanza delle nuove tipologie di pagamento. L’Osservatorio Innovative Payments incubato all’interno del Politecnico di Milano ha messo in evidenza da diversi dati che ci proietterebbero, in teoria, verso il futuro delle transazioni. Tornare indietro sarebbe problematico.

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Osservatorio Innovative Payments, i dati relativi alla situazione italiana

La previsione del volume di valore dei pagamenti digitali fino all’ultimo mese dell’anno potrebbe attestarsi tra i 390 e i 405 miliardi di euro. Una crescita di volume che è stata trainata anche dall’aumento dei pagamenti attraverso smartphone e – in generale – attraverso gli altri wearable device. Che significa, in qualche modo, intravedere il sorpasso dei pagamenti digitali rispetto a quelli in contante. Una nuova consapevolezza.

«La pandemia ha inciso su questo pagamento, a partire dall’intenzione di voler limitare il più possibile il contatto fisico tra le persone – ha spiegato Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments -. Ad aggiungersi a questo c’è stata l’iniziativa cashback che, nonostante le critiche ricevute, ha contribuito ad abbattere la barriera psicologica che c’erano nei consumatori e a farli abituare a pagare con la carta anche importi medio-bassi».

In questa ottica, sembra evidente – ormai – la tendenza dei pagamenti elettronici a superare i pagamenti in contante: «Dire in quanti anni ciò accadrà non è semplicissimo. Però teniamo conto che nel 2019 il contante valeva il 57% del valore, nel 2020 era sceso al 51%, alla fine del 2021 è sceso al 48%. Al contrario, i pagamenti con carta hanno rappresentato il 29% del valore nel 2019, il 33% nel 2020, il 38% nel 2021 e la previsione nostra di fine anno è che raggiungeranno il 41-42%. Considerando che la discesa del contante continuerà, è probabile che in due-tre anni al massimo questo sorpasso avverrà».

Nonostante le decisioni del legislatore, la tendenza sulla crescita dei pagamenti elettronici non si arresterà

Mentre le tendenze e i comportamenti degli italiani sembrano essere ben chiari, l’esecutivo prima e il legislatore poi – verosimilmente – agiranno sull’utilizzo del POS, individuando il limite di 60 euro per far scattare l’obbligo. Tuttavia, Ivano Asaro sembra essere convinto che, nonostante questo intervento, la strada per la predominanza dei pagamenti elettronici in futuro sembra essere segnata: «Si tratta più di un segnale che di altro: a livello di stato italiano non abbiamo una strategia a lungo termine che punti alla lotta all’evasione e alla digitalizzazione di certi processi. Ovviamente, non parlo solo di questo governo, ma anche di altri casi simili in passato: si pensi alla soglia per l’utilizzo del contante e alle varie oscillazioni subite nel corso del tempo. I cambiamenti del legislatore porteranno soltanto a creare delle situazioni in base alle quali il cliente si troverà a voler pagare con la carta per qualsiasi importo, a incontrare – eventualmente – l’opposizione da parte dell’esercente e, quindi, alla decisione di cambiare esercizio commerciale. Qualsiasi tipo di intervento normativo farà fatica a incidere su queste abitudini e, di conseguenza, a rallentare il sorpasso del pagamento elettronico rispetto al contante».

Le differenze da prendere in considerazione, ovviamente, ci sono. Si parla – ad esempio – delle maggiori possibilità di pagare con carta in città piuttosto che nelle aree rurali. Si parla delle informazioni e della campagna di sensibilizzazione nei confronti degli esercenti: «Spesso – conclude Asaro – è passato il messaggio che le commissioni per i commercianti legate ai pagamenti elettronici siano troppo elevate, quando invece l’ecosistema bancario ha lavorato molto bene affinché si abbassassero o – in alcuni casi – si annullassero addirittura. Oppure, c’è la credenza diffusa che il contante non costi nulla all’esercente. Quando invece diversi studi hanno dimostrato che anche le banconote e le monete hanno dei costi di gestione».

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