Il mistero delle ossa ritrovate in una villa abbandonata nel torinese

Una villa abbandonata nel torinese meta di balordi e satanisti, due esperti di paranormale, ossa (probabilmente umane) ritrovate e misteriosi voci: sembrano essere gli ingredienti ideali per un film horror. Sono invece gli elementi fondamentali di una storia di cronaca su cui gli inquirenti sono al lavoro e che potrebbe essere la risultante di un episodio di cronaca nera di almeno dieci anni fa.

Villa Moglia: la dimora dove sono state ritrovate ossa probabilmente umane

Lo scenario, come accennato, è quello di Villa Moglia, dimora del settecento di Chieri disabitata da più di 20 anni. Un luogo noto per essere ribattezzato come “la villa dei misteri” e, secondo molti, utilizzato da anni per riti satanici e messe nere. Qui Nicoletta Branco e Daniele Lionello, coppia della val di Susa studiosa e appassionata di fenomeni paranormali,  ha denunciato di aver trovato delle ossa umane. Secondo quando riportato dal quotidiano “La Stampa”, i due erano accompagnati da un paramedico che ha confermato che si trattava di una scatola cranica e di rotule umane. Immediata la chiamata al 118. I carabinieri hanno prelevato i frammenti di ossa e si attende ora l’esito delle analisi, ma le dichiarazioni della coppia infittiscono l’alone di mistero.

La versione della coppia

È infatti la versione rilasciata da Nicoletta Branco al quotidiano “La Stampa” a scatenare la curiosità di curiosi e appassionati di paranormale: “Appena entrati- racconta la donna- una voce ci ha subito detto che dovevamo andare verso cunicoli maleodoranti, dietro i bagni della villa.  Quando ci siamo avvicinati alla buca una voce, che abbiamo registrato, ci ha chiesto di scavare”. Lo scavo ha permesso ai due di rilevare la ossa e, secondo la donna, è la stessa voce ad “avergli rivelato in francese” che le ossa sono lì da dieci anni. Secondo la sensitiva della Val di Susa le ossa apparterrebbero a una donna di colore, sepolta in quel posto dopo un brutto episodio di cronaca nera. I due hanno anche una pagina Facebook  di riferimento, e sicuramente questa storia contribuirà alla visibilità dell’associazione, per una storia che stuzzica, non poco, la curiosità e la morbosità collettiva. Per il resto c’è ora da aspettare l’esito delle analisi predisposte dagli inquirenti.

(FOTO DI ANDREA MICELLI / FLICKR)

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