L’operazione della Polizia Postale contro lo streaming illegale: 70 persone indagate

L’operazione "Gotha" ha permesso di intervenire sul 70% delle piattaforme di streaming illegali a livello nazionale che raccoglievano oltre 900 mila utenti

11/11/2022 di Redazione

La Procura Distrettuale di Catania ha disposto una grande operazione contro la pirateria audiovisiva. I Centri Operativi Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale stanno eseguendo numerose perquisizioni e sequestri di siti Web. L’operazione “Gotha” ha permesso di intervenire sul 70% delle piattaforme di streaming illegale a livello nazionale che raccoglievano oltre 900 mila utenti e producevano profitti mensili di milioni di euro.

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Le indagini della Polizia Postale per individuare piattaforme di streaming illegale

Le persone al momento indagate per associazione a delinquere a carattere transnazionale sono 70 e devono rispondere di altri reati come riciclaggio, trasferimento fraudolento di beni, sostituzione di persona, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti.

Il monitoraggio dei siti Web finalizzato al contrasto del cybercrime ha permesso agli investigatori di scoprire l’esistenza di un’associazione criminale organizzata in modo gerarchico i cui capi erano distribuiti sul territorio nazionale in città tra cui Catania, Roma, Napoli, Salerno e Trapani e all’estero in Inghilterra, Germania e Tunisia. L’organizzazione era specializzata nella distribuzione a un numero elevato di utenti, sia in Italia sia all’estero, di contenuti protetti da diritti televisivi, di proprietà delle più note piattaforme televisive, attraverso il sistema delle IPTV illegali.

I profitti accertati sono di circa 10 milioni di euro ma i danni per l’industria audiovisiva potrebbero ammontare a oltre 30 milioni di euro mensili.

La Polizia Postale ha scoperto che su Telegram e su altri social network veniva pubblicizzata la vendita di accessi ai servizi di streaming illegale. Le persone indagate utilizzavano applicazioni di messaggistica crittografata, identità fittizie e documenti falsi per evitare di essere identificati dagli utenti e per depistare eventuali indagini. I documenti falsi sono stati utilizzati anche per l’intestazione di utenze telefoniche, carte di credito, abbonamenti televisivi e noleggio di server. Per il momento l’indagine ha riguardato solo le persone che avevano ruoli rilevanti all’interno dell’organizzazione nonché i rivenditori degli abbonamenti, i cosiddetti reseller, ma in seguito le indagini riguarderanno l’identificazione dei fruitori di questi servizi.

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