Perché l’Associazione Coscioni ha chiesto a Colao gli Open Data sull’applicazione della legge sull’aborto

La lettera è stata indirizzata al ministro della Transizione Digitale, vista l'assenza di risposta da parte del ministero della Salute

29/06/2022 di Redazione

L’Associazione Luca Coscioni ha inviato una lettera aperta al ministro per la Transizione Digitale Vittorio Colao, chiedendogli gli open data sull’applicazione, in Italia, della legge 194 sull’aborto. All’indomani della decisione sulla sentenza Roe vs Wade negli Usa, che ha di fatto reso impossibile l’interruzione di gravidanza in diversi Stati dell’Unione, c’è tutta una parte della società civile che vuole sapere, in Italia, lo stato di salute di una legge che è stata approvata nel 1978 e che sempre più spesso ha dovuto subire, nel corso degli anni, diverse oscillazioni legate a troppe condizioni esterne che, spesso, ne hanno impedito l’applicazione. Per questo motivo, dunque, è necessario avere un quadro completo, aggiornato, digitale e non aggregato dei dati relativi all’applicazione della legge.

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Open data su legge aborto, la richiesta a Colao dell’associazione Luca Coscioni

Al momento – come hanno evidenziato anche Chiara Lalli e Sonia Montegiove, nella loro inchiesta Mai Dati sulla 194 – si può contare soltanto su dati chiusi, per media regionale e vecchi. Una condizione che non permette di capire esattamente in quali ospedali italiani si pratichi effettivamente – e non solo sulla carta – l’interruzione di gravidanza e quante strutture abbiano la totalità del personale medico, deputato al compito, obiettore di coscienza. Soltanto attraverso gli open data e il loro costante aggiornamento digitale il nostro Paese potrebbe avere effettiva contezza di quanto – una legge di oltre 40 anni fa – sia effettivamente applicata. È vero che dal punto di vista giuridico l’Italia si è dimostrata molto più avanti degli Stati Uniti (e le peripezie della Roe vs Wade lo dimostrano), ma dal punto di vista pratico è realmente così?

«In questi anni – si legge nella missiva inviata a Colao dall’associazione Luca Coscioni -, le Relazioni ministeriali di attuazione sono state pubblicate sempre in formato chiuso e con dati aggregati. In questo modo non è possibile sapere che cosa succede nelle singole strutture, se la legge 194 è davvero ben applicata ed eventualmente proporre rimedi alle criticità. Inoltre l’ultima Relazione, pubblicata lo scorso 13 giugno, si riferisce ai dati definitivi del 2020. Pensiamo che, in seguito alla decisione delle Corte suprema su Roe vs Wade, sia ancora più importante vigilare sulla corretta applicazione della legge 194. E la prima condizione per una corretta applicazione è l’accesso alla conoscenza».

La richiesta era già stata avanzata al ministro della Salute Roberto Speranza e alla ministra della Giustizia Marta Cartabia, senza tuttavia trovare esito. Per questo, l’associazione Coscioni – da sempre in prima linea per le battaglie sull’eticità e sulla libertà civile – ha chiesto quali siano gli ostacoli che impediscono, ancora oggi, di avere un quadro chiaro della situazione sull’aborto in Italia.

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