Chi di omofobia ferisce di Covid perisce: il patriarca ortodosso contro i gay si è ammalato

Il patriarca ortodosso Filaret lo scorso marzo aveva definito il Covid una punizione per gli omosessuali

09/09/2020 di Ilaria Roncone

Una «punizione di Dio per i gay». Così il patriarca ortodosso Filaret ha definito il coronavirus lo scorso marzo, accusando gli omosessuali di essere i diretti responsabili della pandemia. Lo stesso Filaret, come ha comunicato la notizia diffusa online dalla sua chiesa, oggi è positivo al Covid dopo aver parlato di coronavirus gay. Un ironico scherzo del destino che sta facendo girare il nome di questo prete in tutto il mondo. L’uomo ha 91 anni e, nonostante il Covid, le sue situazione sono attualmente stabili.

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Omosessuali causa della pandemia

La notizia, oltre che dalla chiesa, è stata confermata anche dai media. Il religioso è ricoverato in ospedale vista l’età avanzata: «Vi informiamo che sua Santità il patriarca Filaret di Kiev è risultato positivo al test per il Covid-19. Il patriarca è ora ricoverato e le sue condizioni di salute sono giudicate soddisfacenti», afferma la nota diffusa dalla sua stessa chiesa. In particolare a marzo l’uomo ce l’aveva con i matrimoni gay e quella sua frase – appoggiata anche da altri – ha fatto parecchio scalpore. Quello che è «na punizione di Dio per i matrimoni tra persone dello stesso sesso» e per «i peccati degli uomini» alla fine ha colpito proprio lui.

Coronavirus gay: chi altro ha detto che è colpa degli omosessuali

Seppure in molti abbiano criticato le parole di Filaret – compreso il portavoce di Amnesty International Ucraina – non è certo il solo ad aver fatto affermazioni di questo tipo. Ricordiamo che altri religiosi si sono detti della stessa opinione a partire dal  pastore americano Rick Wiles; anche il  rabbino israeliano Mei Mazuz ha utilizzato l’emergenza mondiale come scusa per attaccare in maniera insensata gli omosessuali affibbiando loro colpe che non stanno né in cielo né in terra. A marzo il portavoce di Amnesty International Ucraina, in particolare, aveva definito «molto dannose» le dichiarazione del prete ortodosso poiché « potrebbero portare a un aumento degli attacchi, dell’aggressione, della discriminazione e dell’accettazione della violenza».

 

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