Il patto tra mafia e ‘ndrangheta per far fuori il giudice Scopelliti. E c’è anche Matteo Messina Denaro

17/03/2019 di Enzo Boldi

Sullo sfondo dell’omicidio Scopelliti spunta un patto tra le organizzazioni malavitose di Sicilia e Calabria. Non si tratta di accordi tra clan e famiglie, ma di una vera e propria alleanza tra mafia e ‘ndrangheta per eliminare il procuratore generale della Corte di Cassazione Antonino Scopelliti, ucciso il 9 agosto del 1991 in località Piale di Villa San Giovanni (Reggio Calabria) mentre faceva rientro a Campo Calabro. Tra i 17 indagati della nuova inchiesta sulla sua morte è comparso, per la prima volta, anche il nome di Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra latitante dal 1993.

La nuova pista concreta per consegnare la verità sull’omicidio Scopelliti arriva 28 anni dopo e parte dal racconto di un testimone di giustizia che ha tirato in ballo nomi di vertice di mafia e ‘ndrangheta. La conferma arriva dall’inchiesta della Dda di Reggio Calabria nella quale sono indagati boss siciliani e calabresi. Di questo avrebbe parlato il pentito catanese Maurizio Avola. Anche un altro collaboratore, Francesco Onorato, nel processo ‘ndrangheta stragista ha sostenuto che Scopelliti fu ucciso dalle ‘ndrine per fare un favore a Totò Riina che temeva l’esito del giudizio della Cassazione sul maxiprocesso a Cosa nostra.

Il patto tra mafia e ‘ndrangheta a Trapani

L’omicidio del magistrato di Cassazione Antonino Scopelliti sarebbe stato deciso in un summit mafioso svoltosi nella primavera del 1991 a Trapani. Tra i partecipanti anche Matteo Messina Denaro. Questo è quanto emerge dal racconto pentito catanese Maurizio Avola al procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo che coordina la nuova inchiesta sul delitto. Sarebbe stato sancito in quell’occasione l’accordo tra Cosa nostra e ‘ndrangheta per l’uccisione del magistrato di Cassazione che avrebbe dovuto sostenere l’accusa nel maxiprocesso alla mafia.

Diciassette indagati per l’omicidio Scopelliti

Oltre a Matteo Messina Denaro, dietro l’omicidio Scopelliti sarebbero coinvolti altri sei siciliani, i catanesi Marcello D’Agata, Aldo Ercolano, Eugenio Galea, Vincenzo Salvatore Santapaola, Francesco Romeo e Maurizio Avola. Dieci gli indagati calabresi: Giuseppe Piromalli, Giovanni e Paquale Tegano, Antonino Pesce, Giorgio De Stefano, Vincenzo Zito, Pasquale e Vincenzo Bertuca, Santo Araniti e Gino Molinetti.

L’accordo era già stato valutato

L’ipotesi del’accordo mafia – ‘ndrangheta era stata presa in esame sin dall’epoca del delitto, anche perché Antonino Scopelliti doveva sostenere l’accusa nel maxi processo in Cassazione alla mafia. Tant’è che i vertici della ‘cupola’ finirono a processo: boss del calibro di Bernardo Provenzano, Giuseppe Pippo Calò, Bernardo Brusca, Nitto Santapaola e i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. Tutti, però, furono assolti in via definitiva dall’accusa di avere svolto un ruolo nell’assassinio dell’alto magistrato.

 

 

(foto di copertina: ANSA/ WIKIPEDIA + ANSA/UFFICIO STAMPA GUARDIA DI FINANZA)

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