L’ombra della ‘ndrangheta tra le ‘amicizie’ di chi ha ucciso Luca Sacchi

03/11/2019 di Enzo Boldi

Più si scava a fondo e più sono le ombre che emergono nel cado dell’omicidio Luca Sacchi, il giovane ucciso a Roma fuori da un pub del quartiere Appio Latino, in zona Caffarella. Dopo le indiscrezioni su un borsone pieno di mazzette di banconote e possibili coinvolgimenti della fidanzata del ragazzo (e dei suoi amici) in una contrattazione per acquistare stupefacenti, gli inquirenti stanno vagliando le amicizie dei due giovani romani coinvolti in questa barbara uccisione a colpi di revolver in mezzo alla strada.

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Come riporta Il Messaggero – quotidiano che, per prossimità, è molto addentro alle vicende capitoline -, nel corso delle indagini sarebbero emersi alcuni contatti tra Paolo Pirino – che era alla guida della Smart a bordo della quale sono arrivati nei pressi del John Cabot Pub e su cui sono fuggiti -, Valerio Del Grosso – il giovane che ha sparato a Luca Sacchi – e alcuni esponenti dei clan della ‘ndrangheta calabrese trapiantati a Roma.

Omicidio Luca Sacchi e l’ambiente della ‘ndrangheta a Roma

E c’è un luogo che, prima dell’omicidio Luca Sacchi, univa i due ragazzi a questi ambienti malavitosi. Si tratta del quartiere di San Basilio nel quale i due, per motivi differenti, si trovavano a frequentare spesso e volentieri quella zona di Roma. E proprio lì, secondo gli inquirenti, si sarebbe trapiantata una fronda di rampolli delle ‘ndrine di Platì che avrebbero dato ossigeno al mercato degli stupefacenti in quel quadrante della capitale.

Lo spaccio, i fornitori e il revolver

Ad avere maggiori contatti con questi clan trapiantati della ‘ndrangheta a Roma sarebbe stato Palo Pirino – il giovane alla guida della Smart – che, con l’accusa di spaccio di droga, venne condannato già a 3 anni di reclusione quando ancora era minorenne. Secondo gli inquirenti, anche Valerio Del Grosso – colui che ha sparato rendendosi primo protagonista dell’omicidio Luca Sacchi – sarebbe entrato in contatto con quegli ambienti poco raccomandabili, passando dall’essere un piccolo consumatore all’esser entrato in diretti contatti con fornitori e corrieri. E proprio da quegli ambienti sarebbe arrivato il revolver con cui ha ucciso il giovane personale trainer.

(foto di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

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