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Come se non bastasse, in questo 2020, anche la produzione di un alimento essenziale della dieta mediterranea è a rischio

26/09/2020 di Matteo Forte

Quest’anno, come se non bastasse, siamo in procinto di registrare un bel -22% nella produzione di Olio di oliva: il simbolo della dieta mediterranea, il simbolo della buona e sana cucina, è in pericolo.

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Olio d’oliva a rischio, il calo nella produzione

Una maturazione precoce, in alcune zone d’Italia aggravata dalla siccità e da altre diverse anomalie climatiche, sta portando molti produttori di olio ad accelerare la raccolta. Non tutti sanno che la produzione di olio è determinata dal fattore “velocità di raccolta”, in grado di stabilirne l’acidità e il valore di mercato, correlata agli evidenti problemi di personale e – potenzialmente – di sfruttamento.

Ricordiamoci che la filiera italiana è rappresentata da oltre 400 mila aziende agricole specializzate in produzione di olio, per un patrimonio biologico unico al mondo (il primo) di oltre 500 varietà. I pericoli arrivano specialmente a livello internazionale con sistemi di etichettatura ridicoli e fuorvianti e senza rispetto della qualità del cibo dei propri cittadini: dal Traffic Light (inglese) al Nutriscore (francese), svelti a mettere il bollino rosso per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali e per favorire prodotti orribili di cui in alcuni casi non è nota neanche provenienza, ricetta e ingredienti.

Proprio in un’epoca di contingentazione, dove il lavoro è precario più del solito, non sarebbe possibile incentivare il lavoro agricolo con strumenti di valorizzazione del costo del personale? Non potremmo tutti noi prenderci un po’ di tempo per ottimizzare e lavorare la terra dentro e fuori aziende secolari, con valori che si incontrano una volta sola nella vita? Le aziende agricole non hanno risentito del lockdown, potevano lavorare per via del ruolo strategico – ovviamente – sulla produzione dei beni di prima necessità.

La terra piange, il valore è unico e inestimabile da nord a sud. Anziché viaggiare per viaggiare, pochi giorni, non sarebbe meglio organizzarsi un inverno “alternativo” in mezzo ai grandi valori agricoli?

Olio d’oliva, la stima della Coldiretti

Dal sito della Coldiretti riportiamo:

A livello mondiale il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) stima una produzione complessiva di poco più di 3 miliardi di chili, in leggero calo nel confronto con la campagna precedente. Ma se si guarda ai principali concorrenti dell’Italia, la situazione è variegata con la Spagna che dovrebbe produrre tra 1,4 e 1,5 miliardi di chili di olio d’oliva, in aumento rispetto agli 1,25 miliardi dello scorso anno, mentre la Grecia si collocherebbe sui 200 milioni di chili, in calo rispetto ai 300 mln di chili del 2019. In calo anche la produzione in Tunisia.

Il calo produttivo colpisce un settore che ha già pagato un conto salatissimo all’emergenza Covid. A pesare è stato soprattutto il crollo delle vendite per la chiusura del canale della ristorazione, che rappresenta uno sbocco importante per l’olio Made in Italy. Ma la pandemia fa sentire i suoi effetti anche con la necessità di garantire una raccolta sicura con il rispetto rigoroso delle norme anti contagio.

A incidere sulle imprese olivicole italiane è stato anche il crollo del 44% dei prezzi pagati ai produttori, scesi a valori minimi che non si registravano dal 2014. Un trend causato dalla presenza sul mercato mondiale di abbondanti scorte di olio “vecchio” spagnolo, spesso pronto a essere spacciato come italiano a causa della mancanza di trasparenza sul prodotto in commercio, nonostante sia obbligatorio indicare l’origine per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009.

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