«Le piattaforme social hanno gli strumenti per contrastare l’odio contro gli LGBTQ+ ma non fanno nulla»
L'accusa alle piattaforme social è quella di non fare abbastanza per tutelare la comunità LGBTQ+ pur avendo a disposizione tutti gli strumenti per farlo
10/05/2021 di Ilaria Roncone
I social media non fanno abbastanza per proteggere la comunità LGBTQ+ e le minoranze da odio online e discriminazione perché ci guadagnano in termini di denaro. Questa la gravissima accusa mossa da GLAAD – organizzazione per la difesa delle persone della comunità – nei confronti dei social media e, in particolare, di Facebook, Instagram, YouTube, Twitter e TikTok. Il tutto viene raccontato in un rapporto di cinquanta pagine che cita tutta una serie di problematiche offrendo anche – a chi li voglia prendere in considerazione – una serie di consigli su come tutelare la comunità LGBTQ+ online.
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Le persone LGBTQ+ sui social sono più molestate degli altri
The new Social Media Safety Index calls out the state of LGBTQ safety across five major social media platforms. Urgent action is needed to combat the spread of misinformation as well as anti-LGBTQ hate speech and harassment. https://t.co/FrOZjYp1t2
— GLAAD (@glaad) May 10, 2021
Secondo un recente rapporto dell’Anti-Defamation League citato da GLAAD il tasso di molestie subite da chi fa parte della comunità è più alto di quello della popolazione generale (64% contro 41%). Sarah Kate Ellis, presidente e CEO di GLAAD, ha parlato con Usa Today affermando che «queste piattaforme hanno tutti gli strumenti a loro disposizione per fermare gli abusi e scelgono di non fare nulla. Ogni volta che non fanno nulla questa scelta danneggia la nostra comunità». Il punto è che sui social, oggi, si crea la cultura e ai social spetta la responsabilità di proteggere le minoranze.
Come le piattaforme social dovrebbero agire
Nel rapporto si leggono anche una serie di consigli per le piattaforme. Si parte dal «garantire una maggiore protezione degli utenti LGBTQ+ nelle linee guida della comunità» all’intervenire sui «pregiudizi negli algoritmi e nell’intelligenza artificiale» che influiscono sulle minoranze. Si passa anche dall’«utilizzare più moderatori umani per ridurre i post e la diffusione di incitamento all’odio, retorica estremista e disinformazione» e da una «maggiore trasparenza e più assunzioni di persone LGBTQ+ nei ruoli chiave tra cui leadership e inclusione».
Ognuna delle piattaforme citate ha risposto a Usa Today separatamente ma tutte hanno affermato di voler lavorare per rendere i social più sicuri e inclusivi per le persone LGBTQ+.