Perché l’eventuale obbligo di vaccino anti-Covid non sarebbe incostituzionale
14/06/2020 di Enzo Boldi
La notizia dell’accordo firmato e raggiunto dall’Italia (e da Francia, Olanda e Germania) con l’Università di Oxford per oltre 400 milioni di dosi del vaccino che si sta sperimentando in queste settimane ha provocato la rabbia di una folta platea di NoVax e FreeVax. Il tutto è culminato con le minacce rivolte al ministro Roberto Speranza e al rilancio di un grido social: l’obbligo vaccino anti-Covid è incostituzionale. Per il momento, però, non è ancora stato deciso nulla in questa direzione, ma – tra l’altro – è la nostra Carta Costituzionale ad aprire all’ipotesi di un’imposizione.
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In molti, infatti, sostengono che l’articolo 32 della Costituzione impedisca al legislatore di formulare e approvare una normativa che vada in direzione dell’obbligo di immunizzazione. Una polemica che abbiamo già visto e ascoltato parlando dei 10 vaccini imposti per tutti gli under 16 nel corso dei precedenti governi. Ma su questa vicenda si è già espressa la Corte Costituzionale, ribadendo la legittimità del governo di approvare questa decisione.
Obbligo vaccino anti-Covid, cosa dice la Costituzione e la Consulta
I contestatori NoVax (quelli contrari ai vaccini) e FreeVax (quelli che chiedono una libera scelta da parte di ogni singolo cittadino) citano l’articolo 32 della Costituzione che recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge». Insomma, la Carta fondamentale della nostra Repubblica parla apertamente di disposizioni di legge che possono essere attuate per tutelare la cura dell’individuo e della collettività.
Molti fanno riferimento a quell’inciso: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario». Come ha spiegato più volte la Consulta, però, tutto ciò può essere superato in caso di necessità (e, forse, la pandemia globale in corso rappresenta un tassello da cui partire per questo ragionamento).
La sentenza della Consulta nel 2017
Prendiamo, per esempio, il pronunciamento della Corte Costituzionale del novembre 2017 che arriva dopo il ricorso del Veneto contro la legge 119/2017 che impone l’obbligo di vaccini (10) per i minori di 16 anni. La sentenza della Consulta bocciava la presa di posizione della Regione, motivando così la legittima scelta del governo: «L’introduzione dell’obbligatorietà per alcune vaccinazioni chiama in causa prevalentemente i principi fondamentali in materia di tutela della salute, pure attribuiti alla potestà legislativa dello Stato ai sensi dell’art. 117, terzo comma, della Costituzione. Nel presente contesto, dunque, il legislatore ha ritenuto di dover rafforzare la cogenza degli strumenti della profilassi vaccinale, configurando un intervento non irragionevole allo stato attuale delle condizioni epidemiologiche e delle conoscenze scientifiche».
La scelta deve essere politica e scientifica
La Corte Costituzionale non fa altro che seguire altre sentenze del passato sul tema – che potrebbero tornare utili anche nel dibattito sull’obbligo vaccino anti-Covid -, sottolineando come sia la politica (motivata da pareri scientifici utili al benessere dei cittadini) a poter scegliere cosa rendere obbligatorio. Si fa riferimento, infatti, a tre principi: tre ‘se’ attorno a cui si può parlare di scelta per tutelate l’interesse della collettività: il trattamento (l’immunizzazione) deve giovare tanto al singolo quanto alla collettività per giustificare la ‘compressione dell’auto-determinazione dell’uomo’; il trattamento non deve nuocere alla salute della persona al netto di effetti di ‘scarsa entità’; deve essere prevista un’equa indennità in favore dell soggetto che può essere danneggiato. L’obbligo vaccino anti-Covid dovrà rispettare questi tre elementi per essere (eventualmente) deciso.
(foto di copertina: da Pixabay)