Perché per i tabaccai non vige l’obbligo di POS (ma non per tutti i prodotti)

Dopo l'anticipo dell'introduzione delle sanzioni, è arrivato l'intervento dell'Agenzia delle Dogane. Ma non si tratta di un "privilegio"

05/12/2022 di Enzo Boldi

Nel mare magnum della confusione e delle polemiche attorno ai pagamenti elettronici e ai vincoli attualmente imposti dalla legge vigente nel nostro Paese, si è inserita – di recente – anche una determinazione direttoriale dell’Agenzia delle Dogane, con il diretto dell’ADM Marcello Minenna che ha – di fatto – esentato da questo obbligo gli esercizi commerciali che si occupano della vendita al pubblico di valori postali, bollati e prodotti sottoposti a Monopolio dello Stato. Non si tratta, come percepito da parte della popolazione, del classico “figli e figliastri”, ma di una soluzione a una problematica emersa dopo l’anticipo dell’entrata in vigore delle sanzioni deciso dal governo Draghi. Proviamo a capire perché non esiste un obbligo di POS per i tabaccai (e a quali prodotti è limitato).

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Facciamo un piccolissimo passo indietro. Il governo Draghi, in linea con gli obiettivi inseriti all’interno del PNRR (seguendo le indicazioni della Commissione Europea sulla lotta all’evasione fiscale), ha deciso di anticipare l’entrata in vigore delle sanzioni nei confronti degli esercenti che non consentono ai clienti di effettuare (per qualsiasi cifra) elettronici (bancomat e/o carte di credito). La sanzione base è di 30 euro, a cui si somma il 4% del valore della transizione non permessa. Il tutto è entrato in vigore a partire dallo scorso 30 giugno, ma il 24 ottobre scorso è arrivato l’intervento dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per “esentare” – di fatto – alcune categorie di prodotti ed esercizi commerciali. In particolare, nella Determinazione Direttoriale Prot. 484555/RU, si legge: «I rivenditori di generi di monopolio nonché i titolari di patentino non sono soggetti all’obbligo di accettare forme di pagamento elettronico relativamente alle attività connesse alla vendita dei generi di monopolio, valori postali e valori bollati».

Obbligo POS Tabaccai, perché la norma è differente

Perché non c’è più, dal 25 ottobre (il giorno successivo alla determinazione dell’ADM) l’obbligo POS tabaccai? Il motivo è piuttosto semplice e va a colmare un vulnus inserito all’interno della legge in vigore che aveva equiparato tutte le attività commerciali (anche quelle che offrono servizi “pubblici” già sottoposti alle norme del Monopolio). All’interno del testo firmato dal direttore dell’Agenzia delle Dogane, infatti, c’è anche scritto: «Considerato, in particolare, che il rivenditore, con precipuo riguardo alla vendita di generi di monopolio, soggetti alla tariffa di vendita, percepisce un aggio nella misura del dieci (10%) per cento del prezzo di vendita al pubblico; con riguardo ai valori postali, un aggio nella misura del cinque per cento (5%); con riguardo ai valori bollati un aggio variamente determinato a seconda della relativa tipologia».

Dunque, i prodotti venduti in esercizi commerciali come le tabaccherie, sono già sottoposti a una tassazione sotto il controllo dello Stato. Per esempio, su sigarette e sigari (ma anche tabacco trinciato), vi è già un accordo per legge: chi ha il patentino per la vendita al pubblico di questi prodotti, ha un guadagno fisso del 10%. Dunque: su un pacchetto di sigarette acquistato dal cliente per 6 euro, l’esercente tabaccaio guadagna solo 60 centesimi.

Il parere dell’Assotabaccai

Abbiamo parlato di tutto ciò con il Presidente di Assotabaccai Confesercenti Gianfranco Labib Boughdady che si dice molto soddisfatto della determinazione dell’Agenzia delle Dogane, perché questo intervento è andato a coprire alcune lacune inserite nella norma che ha anticipato al 30 giugno l’entrata in vigore delle sanzioni nei confronti degli esercenti: «I tabaccai non potevano essere soggetti a questa norma, perché le dinamiche nei rapporti tra queste attività commerciali e lo Stato non possono prevedere alcuna ipotesi di evasione fiscale». Infatti, come spiegato da Labib ai microfoni di Giornalettismo, attività commerciali come quelle dei tabaccai sono già certificate e registrare dallo Stato che – da accordi – consente un margine di guadagno (ovvero l’utile lordo) del 10% sugli incassi dalla vendita di prodotti come le sigarette (soggette a Monopolio dello Stato). E, anche per questo, per queste attività – in relazione alla vendita di sigarette (in tutte le forme di tabacco), di valori postali e bollati (con margini di guadagno differenti) – non è previsto lo scontrino fiscale.

Ma perché è dovuta intervenire l’Agenzia delle Dogane? «La determinazione non è arrivata in ritardo, il problema è nato con la caduta del governo Draghi – spiega Labib a GTT -, evento che non ha permesso di intervenire tempestivamente attraverso un emendamento alla legge. Poi, grazie anche al lavoro e all’interlocuzione con il sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze Federico Freni, si è arrivati a una giusta correzione di quella norma». Il tutto escludendo, di fatto, l’obbligo POS tabaccai. Il Presidente di Assotabaccai ha poi spiegato il motivo tecnico di questa “esenzione”: «In alcuni casi, i costi di commissione per i pagamenti elettronici azzerano il guadagno basato sulle percentuali concordate con i Monopoli di Stato. Per esempio, sui valori bollati la percentuale di margine (ovvero quanto guadagna l’esercente rispetto al prezzo di vendita al pubblico) varia tra il 2 e il 5%. Nei casi più estremi, quindi, il guadagno non è solamente azzerato, ma si rischia di andare in perdita».

Questa, dunque, è la motivazione tecnica del diverso “trattamento” tra i tabaccai e gli altri esercizi di vendita (o servizi) al pubblico. Ovviamente, però, Labib ha tenuto a precisare un aspetto: «Non tutti i tabaccai vendono esclusivamente prodotti coperti dal Monopolio e valori bollati (o postali). Alcuni trattano anche oggetti di cancelleria o altro. Se un cliente viene da me – lui è titolare di una tabaccheria, ndr – e compra un pacchetto di sigarette e una penna, per le sigarette posso chiedere il pagamento in contanti, mentre per la penna (secondo la normativa vigente) accetto pagamenti elettronici. Sta a ogni singolo rivenditore – anche di prodotto sottoposti a Monopolio – decidere, in questi casi, di fare uno scontrino unico e accettare il pagamento elettronico totale». Perché la determinazione dell’Agenzia delle Dogana non impone l’obbligo POS tabaccai, ma ogni singolo esercizio commerciale che fa parte di questa categoria è libero di poter accettare pagamenti elettronici per qualsiasi cifra.

La posizione della Federazione italiana tabaccai

Sullo stesso tema abbiamo interrogato la Federazione Italiana tabaccai che, attraverso la voce del Presidente Mario Antonelli ha confermato l’impianto già spiegato dall’Agenzia delle Dogane: «Per prima cosa bisogna ricordare che le tabaccherie non sono semplici esercizi commerciali ma concessionarie di Stato e che è solo in virtù di tale concessione che possono vendere prodotti di monopolio come il tabacco o i valori bollati. Una precisazione doverosa ed importante dal momento che l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, lo scorso 24 ottobre, ha esonerato i tabaccai dall’obbligo di accettazione della moneta elettronica esclusivamente per gli acquisti relativi a tabacchi, valori bollati e francobolli. Prodotti, questi, per i quali la fiscalità è certificata a monte e per i quali, pertanto, le finalità antielusione ed antievasione della norma sono superflue».

La questione tecnica è accompagnata dalla percezione pubblica in merito alla determinazione dell’ADM, e Mario Antonelli ha spiegato a GTT come sia e sia stato poco semplice far capire le dinamiche di quanto accaduto: «Non è facile, ma la forza delle argomentazioni ed un pizzico di pazienza aiutano. Senza contare che in linea di principio noi tabaccai non siamo affatto contrari all’utilizzo della moneta elettronica dato che ci consente di avere meno contante in cassa e questo ci mette al sicuro da tentativi di rapina. Non è un’opinione, infatti, che nella stragrande maggioranza delle tabaccherie si possa pagare con il POS ogni tipo di prodotto o servizio». Ma ci può essere una soluzione? Per Mario Antonelli c’è una strada da inseguire al fine di normalizzare la situazione e non creare diversità: «Solo condizioni bancarie più favorevoli possono davvero facilitare la più completa diffusione dei pagamenti con moneta elettronica». 

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