Obbligo mascherine nel Lazio anche all’aperto, Zingaretti firma l’ordinanza: multe a chi non la rispetta

Zingaretti firma l'ordinanza. Multe a chi non la rispetta

02/10/2020 di Federico Pallone

Obbligo mascherine nel Lazio anche all’aperto a partire da domani. «Il presidente della Regione si accinge a firmare un’ordinanza molto importante. La prima decisione assunta è l’obbligatorietà dell’uso della mascherina anche all’aperto con due esclusioni: ai minori sotto i sei anni e a chi ha incompatibilità con uso mascherine e l’altra a chi svolge attività motoria». È quanto ha detto l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, in una conferenza stampa allo Spallanzani. Scelta confermata poi da Zingaretti: «Da domani sarà obbligatorio l’uso della mascherina anche all’aperto nella regione Lazio. Chi violerà questa regola verrà sottoposto alla multa prevista. È un importante strumento di prevenzione. Non prevediamo alcuna forma di contenimento sugli orari dei negozi, locali e pub. Ora siamo su un crinale che va governato. Vogliamo tornare a vivere, e per farlo dobbiamo sconfiggere l’equivoco che si debba negare l’esistenza del virus. Fino a quando non ci sarà un vaccino, fino a quando non verrà sconfitto, bisognerà seguire le regole. È necessario un ritorno a una responsabilità individuale. La cosa più stupida che si può fare è portare la mascherina e poi levarla al momento di parlare con qualcuno».

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Durante la conferenza stampa, oltre all’obbligo mascherine nel Lazio anche all’aria aperta, Zingaretti ha detto che «finora abbiamo effettuato oltre 240 interventi nelle scuole e abbiamo registrato una positività di 290 casi. Un dato che rientra nelle nostre aspettative». Zingaretti ha poi rivelato di aver «acquistato un milione test salivari che, essendo meno invasivi, consentono di iniziare la prossima settimana dalle scuole con bambini più piccoli mentre alle superiori continuano i tamponi rapidi. Attiviamo progetto pilota di testing nelle scuole. Inizieremo da martedì in due istituti comprensivi. Per la prima volta diamo la possibilità alle farmacie di vendere i vaccini antinfluenzali e, dove ci sono le condizioni cliniche e logistiche, la somministrazione dei vaccini antinfluenzali».

Intanto è stata annullata l’ordinanza con la quale il 17 aprile scorso il Presidente della Regione Lazio ha imposto l’obbligo della vaccinazione antinfluenzale stagionale per tutte le persone al di sopra dei 65 anni di età (pena il divieto di frequentare luoghi di facile assembramento come centri sociali e case di riposo) nonché per tutto il personale sanitario e sociosanitario operante in ambito regionale (pena il divieto di avere accesso ai rispettivi luoghi di lavoro), raccomandandola per i bambini tra i sei mesi ed i sei anni. L’ha deciso il Tar del Lazio con una sentenza con la quale ha accolto un ricorso proposto dall’Associazione Codici Nazionale e del Lazio. Il Tar ha ritenuto che “non è disconosciuta dalla Corte costituzionale la possibilità che le Regioni possano legiferare in settori riservati al legislatore statale, a condizione che vengano rispettati i ‘principi’ fissati dalla legge statale; nel caso di specie la ‘soglia’ stabilita dal legislatore statale tra obbligo e raccomandazione del vaccino antinfluenzale, poiché costituisce il frutto di una operazione di bilanciamento complessa ed articolata tra libertà del singolo e tutela della salute individuale e collettiva, non potrebbe essere derogata dalle regioni neppure in melius ossia in senso più restrittivo. La normativa emergenziale COVID non ammette simili interventi regionali in materia di vaccinazioni obbligatorie -conclude il Tar- Le disposizioni in materia di igiene e sanità nonché di protezione civile non recano previsioni che possano autorizzare le regioni ad adottare questo tipo di ordinanze allorché il fenomeno assuma, come nella specie, un rilievo di carattere nazionale; l’ordinamento costituzionale non tollera interventi regionali di questo genere, diretti nella sostanza ad alterare taluni difficili equilibri raggiunti dagli organi del potere centrale. Al di là della ragionevolezza della misura, la sua introduzione non rientra nella sfera di attribuzioni regionale ma, semmai, soltanto in quella statale”.

 

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