Il nuovo contratto Rai prevede l’assunzione dei figli dei dipendenti morti

19/03/2018 di Redazione

Alla morte di un dipendente bisogna assumere il figlio. È una formula superata, in uso nel settore privato e raramente in quello pubblico, che torna d’attualità grazie alla Rai. La grande azienda televisiva di Stato ha deciso infatti di impegnarsi a dare lavoro «in situazione particolati adeguatamente certificate» ai familiari dei propri lavoratori deceduti. La notizia è stata data la scorsa settimana dal giornalista Aldo Fontanarosa sul sito di Repubblica, ma è passata quasi inosservata, poi rilanciata dal Post e dal Fatto Quotidiano e infine da Dagospia.

Rai, nel nuovo contratto la possibilità di assumere coniuge o figlio del dipendente morto

La novità dell’assunzione dei familiari è contenuta nel nuovo contratto di lavoro di operai, impiegati e quadri, che è stato firmato dai sindacati il 28 febbraio e poi approvato dai dipendenti dell’azienda con il referendum dell’8 e 9 marzo. Viale Mazzini si è impegnata ad assumere il coniuge del dipendente morto o il figlio o la figlia maggiorenne, un’assunzione che – si stabilisce – dovrà avvenire «compatibilmente con le esigenze aziendali e in armonia con il Piano Triennale per la Prevezione della Corruzione». La novità del contratto è stata confermata anche dall’Usigrasi, L’Unione Sindacale Giornalisti Rai. Va precisato che il contratto, che varrà per il periodo 2018-2022, potrebbe ancora essere modificato, ma è già stato commentato positivamente dal direttore generale della tv di Stato Mario Orfeo.

Opportunità o familismo?

Una giusta opportunità o un caso di familismo? La questione è certamente divisiva. Se da una parte può essere vista come un aiuto a persone in difficoltà (lo Stato prevede aiuti per chi resta senza padre o madre in casi specifici, come le vittime delle mafie o di femminicidio) dall’altra va ricordato, come sottolinea Il Fatto, che un’assunzione in Rai avviene solitamente attraverso un concorso pubblico. In questo senso l’azienda può essere vista come una casta chiusa che decide del suo destino e dei suoi lavoratori senza dar conto ai cittadini che la finanziano con il canone.

(Foto: la presidente della Rai, Monica Maggioni, con il direttore generale Mario Orfeo. Credit: ANSA / ETTORE FERRARI)

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