Il contributo di Novis Games alla storia del digitale in Italia | RAM – La rete a memoria
L'intervista ad Arianna Ortelli, CEO e co-founder della strat-up che permette alle persone con disabilità visiva di giocare ai videogame. E non solo
06/07/2022 di Gianmichele Laino
Parlare con Arianna Ortelli, CEO e co-founder di Novis Games, apre mondi. Non solo perché dà correttamente la dimensione dell’impresa in cui si è cimentata con la propria attività, ma anche perché la inserisce in un contesto di vita vissuta, di partecipazione, di cammino comune e condiviso. Ha l’aneddoto pronto, davanti a una platea (come quella del Fundraising Festival di Riccione, dove abbiamo avuto modo di incontrarla) come davanti a un caffè. Sono quei dettagli che fanno capire perfettamente come Novis Games, la start-up innovativa che vuole rivoluzionare il mondo del gaming permettendo esperienze di gioco anche a chi ha disabilità visiva attraverso esperienze sensoriali inclusive, possa essere effettivamente un passaggio fondamentale nel contributo che le eccellenze italiane stanno dando alla storia del digitale.
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Arianna Ortelli racconta l’esperienza di Novis Games
«Noi abbiamo sviluppato una serie di giochi senza grafica, basati su audio 3D spaziale e vibrazioni – ha detto Arianna Ortelli ai microfoni di Giornalettismo -. Nell’ultimo anno, poi, abbiamo cercato di applicare la stessa tecnologia al videogioco più tradizionale, trasformandolo in un sistema di suoni che permetta di giocare anche a una persona non vedente o ipovedente. Oggi siamo vicini al rilascio di questo tool che è uno strumento che permette agli sviluppatori di videogiochi di creare una nuova versione del loro videogame accessibile, di creare un layer aggiuntivo di suoni che automaticamente permette di generare un linguaggio sonoro aggiuntivo. Ciò che faremo adesso sarà selezionare alcune aziende come caso-studio, in modo tale da avere delle indicazioni su come permettere a questo prodotto digitale di essere utilizzato anche in futuro nella maniera migliore».
Come si può capire è una piccola rivoluzione copernicana. Nel nome dell’inclusività. Il vantaggio di Novis Games è che il progetto è chiaro sin dal principio e ha una missione molto ben definita. Ma l’importanza del progetto è che prevede, intrinsecamente, ampi margini di sviluppo e ampi ambiti di applicazione. «Quello che stiamo andando a fare è creare un linguaggio sonoro che trasforma l’immagine in un suono, in qualcosa di comprensibile soltanto attraverso le cuffie – spiega Arianna Ortelli -. Se questa cosa qui non viene fatta in maniera automatizzata, il lavoro sarà molto lungo, costoso e difficile. La cosa più innovativa che facciamo, quindi, è quella di creare un linguaggio di suoni incentrato molto sulla capacità di una persona con disabilità visiva di comprendere lo spazio e la prossimità degli oggetti: lo facciamo attraverso la tecnologia e l’intelligenza artificiale. Noi usiamo un plug-in che va a mappare tutti gli elementi di gioco sullo schermo e, tramite l’AI, in base al comportamento dello script legato a quell’oggetto va ad associare un suono identificabile da parte dell’utente, sia in termini di prossimità, sia in termini di tipologia dell’oggetto. Così il processo risulta più ottimizzato e più integrabile: insomma, togliamo ogni scusa allo sviluppatore sul fatto che fare un lavoro di questo tipo possa essere complicato e difficile. Tra l’altro, dandogli anche la possibilità di personalizzare il risultato».
E visto che il gaming è stato il terreno d’origine di un concetto di cui oggi si parla molto, del metaverso appunto, non poteva che essere Arianna Ortelli a risponderci sulla possibilità che anche questa tecnologia possa essere accessibile, sostenibile e priva di barriere architettoniche: «Mi piace pensare che tecnologie come la nostra possano andare a rendere più accessibile anche un mondo digitale o virtuale come il metaverso – ci dice -. Al momento, stiamo sviluppando questa tecnologia per il gaming e per il gioco, ma la verità è che io credo che questo stesso concetto possa applicarsi anche a una realtà virtuale che riproduca il mondo reale. Da questo punto di vista, penso che la strada possa essere quella. Innanzitutto, risolviamo una esigenza molto più basilare che è quella di raggiungere il risultato di cui parlavo. Ma consideriamo che il gaming è sempre una palestra per la tecnologia, quindi perché non uscire anche da questo ambito e andare a portarla nel mondo virtuale o nel mondo reale».
Come abbiamo anticipato, però, Novis Games può avere applicazioni anche in decine di campi. E a noi è venuto in mente quello del mondo dei media e dell’informazione. Può essere possibile, secondo la co-fondatrice di Novis Games, far evolvere questo tipo di tecnologia anche in un settore, come quello delle news, in cui la parola letta o il contenuto multimediale oggi giocano un ruolo fondamentale. «Da classicista, la parola è tutto. È l’essenza stessa della comunicazione. Con poche parole, a volte, si esprimono significati più grandi. Credo che, in base alla mia esperienza, persone che hanno una disabilità visiva facciano molta più attenzione non solo al significato delle parole, ma anche al tono con cui vengono pronunciate. L’importanza del suono delle parole rispetto alle immagini ce l’ha insegnata il podcast. L’audiolibro, una volta, era un prodotto per pochi. Oggi, invece, tutti ascoltiamo podcast. Fare questo stesso processo con la nostra tecnologia ci permetterebbe di fruire un’immagine, un testo, un sito attraverso il suono. Ed è una cosa che può farci ragionare tanto. Sì, potenziare questi sensi può essere un’opportunità anche per il mondo dell’informazione».
Le prossime tappe di Novis Games
L’anno 2022 è un anno di svolta per Novis Games, sia per gli incontri che questa start-up andrà a proporre, sia per l’importante lavoro di divulgazione che sta predisponendo. «Quest’anno per noi è fondamentale, perché andremo a concretizzare il lavoro di due-tre anni di sviluppo. Oggi stiamo vedendo aziende che non si sono mai interessate alla tematica che si stanno mettendo in gioco e stanno provando a integrare la nostra tecnologia. Da settembre-ottobre potremmo avere in giro i nostri primi videogiochi accessibili, o meglio, potremmo sperimentare i videogiochi di altri senza vederli. Mi aspetto anche di poter coinvolgere sviluppatori di progetti di gioco all’estero. Poi proveremo anche a uscire fuori dal settore: la realtà virtuale, la realtà aumentata, la domotica, utilizzare questa tecnologia per muoversi anche all’esterno. Significherebbe dare un impatto di diverso livello alla vita delle persone. Infine, c’è tutta la parte della divulgazione e della community: chi ci segue avrà modo di partecipare ad eventi in cui saremo presenti, sia per divertirsi, sia soprattutto per essere informati sull’importanza dell’accessibilità delle piattaforme. Sul nostro canale Discord stiamo unendo le community degli utenti finali e degli sviluppatori: speriamo che questo canale di comunicazione si possa rafforzare».
E il resto del mondo, quello delle imprese, quello delle istituzioni, è pronto per questa innovazione? «I piccoli sviluppatori, gli indy-developer sono molto attenti alla tematica e non vedono l’ora di sviluppare queste tecnologie. È normale, invece, per le grosse aziende approcciare tecnologie e sistemi nuovi – conclude Arianna Ortelli -. Il processo è più lento da questo punto di vista, ma stiamo facendo in modo di spingere anche su questo punto, augurandoci che anche istituzioni e governi possano dare il loro contributo per rendere queste tecnologie accessibili e diffuse».