Pronta la nomina della Corte Suprema di Trump, si scalda Amy Coney Barrette
Sabato il presidente dovrebbe presentare la 48enne giudice ultra conservatrice che dovrebbe prendere il posto della defunta Ruth Bader Ginsburg
26/09/2020 di Redazione
È pronta la nomina di Trump per la Corte Suprema. Sabato infatti il presidente americano dovrebbe presentare la giudice ultraconservatrice Amy Coney Barrett, la persona scelta per prendere il posto della defunta Ruth Bader Ginsburg e che sarà al centro dello scontro tra repubblicani e democratici sulla dinamica e la tempistica della sua nomina.
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Amy Coney Barrett è la nomina di Trump per la Corte Suprema
La nomina di Trump sarà quindi Barrett, giudice di appello federale e professore di legge alla Notre Dame University. Un annuncio che non è ancora ufficiale, ma che viene ormai data per scontata da buona parte delle fonti repubblicane a Washington. Assistente del giudice simbolo della destra americana Antonin Scalia, la nomina di Barrett servirà a Trump e ai repubblicani per far saltare l’equilibrio della Corte Suprema, finora bloccata su una maggioranza conservatrice di cinque giudici a quattro, con il presidente John Roberts che però anche recentemente ha più volte votato con la parte progressista della Corte. Una dinamica che dopo che il Senato confermerà la nomina di Trump salterà definitivamente, modificando per decenni il panorama legislativo e culturale americano, come denunciano i democratici, che sottolineano come Barrett, che ha 48 anni, potrebbe far parte della Corte Suprema per i prossimi 40 anni.
Le conseguenze delle nomina di Trump
A parte la questione elezioni, dove in caso di probabili ricorsi da parte dello sconfitto, è prevedibile che il nuovo equilibrio della Corte dopo la nomina di Trump stravolga la situazione negli Stati Uniti. Se infatti è difficile immaginare i tre giudici nominati da Trump votare contro il presidente in un eventuale showdown sul voto del 3 novembre, come avvenne con il voto decisivo di Scalia per George W. Bush nel 2000, un altro colpo grosso per i democratici è il voto su Obamacare, che arriverà davanti alla Corte Suprema una settimana dopo il voto. Una questione che, se la Corte dovesse prendere le parti di Trump, potrebbe portare alla morte della storica legge sulla copertura sanitaria voluta da Obama con la fine della copertura obbligatoria per chi ha condizioni di salute pregresse, togliendo la copertura a milioni di persone.