Il secondo poderoso passo di Netflix contro la Russia

Netflix decide, poche ore fa, di non trasmettere i venti canali della tv russa, mentre oggi dichiara di aver sospeso tutte le nuovi produzioni russe

03/03/2022 di Martina Maria Mancassola

Se un paio di giorni fa Netflix faceva sapere, tramite un suo portavoce anonimo, per motivi di sicurezza, che la piattaforma non avrebbe trasmesso i venti canali della tv di stato russa poiché «promuovono estremismo» – con ciò condannando l’invasione russa dell’Ucraina, secondo quanto invece sarebbe previsto dalla legge del paese – oggi la piattaforma decide di sospendere le nuove produzioni russe, ed i progetti in corso, finché dureranno i bombardamenti in territorio ucraino. Seconda mossa di Netflix contro la Russia, che segue la prima di non trasmettere i canali della televisione di stato russa.

Leggi anche > Netflix fa sapere che non trasmetterà i canali della tv di stato in Russia

Netflix contro la Russia: non solo non trasmetterà i venti canali della tv di stato russa ma altresì sospende le nuove produzioni

Putin attacca l’Ucraina ma da più lati viene attaccato da numerose piattaforme con l’obiettivo di fermarlo. Tante di queste, infatti, hanno già operato restrizioni nei confronti del paese invasore. Si pensi, ad esempio, a Google, società che ha deciso di recente di oscurare i due canali YouTube di RT e Sputnik, due portali russi, in tutto il territorio europeo. Oggi Netflix, secondo quanto riporta Variety, ha «messo in pausa» ovvero sospeso tutti i progetti futuri che aveva stabilito di avviare all’interno della Russia. Il riferimento è alle quattro produzioni originali in corso in Russia, compresa una diretta da Dasha Zhuk ed il progetto Anna K, che racconta Anna Karenina di Lev Tolstoj.

Per capirne di più, bisogna far riferimento alla legge dello Stato, la quale impone ad ogni piattaforma che registra più di 100mila utenti abbonati e che diffonde i suoi prodotti in Russia, di rilasciare un certo numero di prodotti gratuiti realizzati dallo Stato, ovvero 20 canali russi di informazione e spettacolo, tra cui NTV e Spa. Netflix ha deciso, però, che non adempirà a tale obbligo. In realtà, lo scorso dicembre, Roskomnadzor, colui che regola le telecomunicazioni in Russia, affermava che Netflix avrebbe dovuto osservare tale disposizione, ma che la Russia non ne aveva ancora dato applicazione prima che la piattaforma adottasse la sua decisione ad inizio settimana.

In realtà, la decisione adottata da Netflix si staglia sulla linea comune che stanno seguendo le case di produzione cinematografiche, e infatti anche la Walt Disney Company ha deciso di interrompere, senza indicare un termine finale, l’ uscita delle sue pellicole in Russia: «prenderemo le future decisioni di marketing in base all’evoluzione della situazione. Nel frattempo, data la gravità della crisi di rifugiati che sta emergendo, lavoriamo con le Ong nostre partner per dare loro aiuto immediato e altri tipi di assistenza umanitaria», secondo quanto si legge da un comunicato ufficiale. Nella stessa direzione anche Warner Bros, che ha sospeso la compagna pubblicitaria di The Batman e Sony Pictures, che ha sospeso l’uscita di tutti i suoi film e serie, tra cui anche Morbius, secondo l’ultima dichiarazione: «i nostri pensieri e le nostre preghiere vanno a tutti coloro che subiscono le conseguenze di questa crisi che speriamo si risolva velocemente».

Purtroppo, la decisione delle case di produzione di autoescludersi dal mercato russo non sarebbe legata a motivi etici, quanto, invece, alla scelta della comunità internazionale di escludere la Russia dal sistema bancario globale Swift. Infatti, tale estromissione impedirebbe o, comunque, limiterebbe la possibilità di ottenere i rimborsi legati alla distribuzione di serie e film nel territorio russo. Ciò non è di poco conto se si pensa che il botteghino russo rappresenta, oggi, il quarto più fruttuoso al mondo.

Foto IPP/imagostock
03-01-2021

Share this article
TAGS