Quelli che inseguivano le ambulanze a bordo di una Porsche: ora sono indagati
Accadde a Collegno, nel Torinese: contro di loro l'accusa di «interruzione di pubblico servizio»
05/01/2021 di Enzo Boldi
A quasi due mesi da quel folle inseguimento a bordo del loro Suv Porsche Cayenne, i due negazionisti dell’ambulanza di Collegno, in provincia di Torino, dovranno rispondere davanti ai magistrati per il reato di «interruzione di pubblico servizio». A riportare la notizia è stato il quotidiano La Stampa che ha ripercorso le tappe di questa vicenda avvenuta nel mese di novembre, quando il fenomeno delle corse attaccati al portellone posteriore dei mezzi di soccorso per dimostrare la paradossale tesi dell’emergenza creata ad arte divampava sui social.
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Era novembre e il ritorno di una situazione di emergenza legata al Coronavirus era testimoniata dai numeri di questa pandemia: aumentavano, quotidianamente, i numeri dei pazienti ricoverati (anche nelle terapie intensive) e l’Italia era già immersa nella seconda ondata. Eppure sui social in molti condividevano le proprie gesta. Perché dopo quelli che negavano il Covid durante i mesi di febbraio, marzo e aprile, aveva avuto un’evoluzione diventando negazionisti dell’ambulanza.
Negazionisti dell’ambulanza a bordo di una Porsche: ora sono indagati
I due, un uomo e una donna, avevano iniziato il proprio inseguimento in quel di Collegno, nel Torinese. A bordo del loro Suv avevano iniziato a pressare e seguire la corsa di un’ambulanza per dimostrare una tesi (smentita dal loro stesso video finito anche sui social): i mezzi di soccorso sono vuoti, ma girano per le città a sirene spente per creare panico e allarmismo. In realtà l’intervento di quell’ambulanza (come quello di tutte) era reale: il personale del 118 stava andando a soccorrere un sessantenne con problemi respiratori.
La figuraccia e l’accusa
Sul posto arrivarono anche i Carabinieri che assistettero alla paradossale scena, mentre gli operatori del 118 erano costretti a subire gli improperi dell’uomo, con la donna seduta in auto a filmare il tutto (o il nulla, visto che il video smentiva la loro narrazione). E ora la Procura ha deciso di indagare la coppia con l’accusa di «interruzione di pubblico servizio».
(foto di copertina: IPP/LM/Alessio Tarpini)