Navalnyj dimesso dall’ospedale di Berlino, accusa diretta a Putin: «C’è lui dietro il mio avvelenamento»

Le prime parole pronunciate dall'oppositore russo dimesso dopo l'avvelenamento

01/10/2020 di Ilaria Roncone

Aleksei Navalnyj, il dissidente russo avvelenato lo scorso 20 agosto e ricoverato a Berlino il 22 agosto presso la clinica Charité di Berlino, è stato dimesso e non ha esitato ad accusare apertamente e in maniera diretta Putin. Nonostante quello che è accaduto Navalnyj è fermo nella sua posizione: tornerà immediatamente in Russia per riprendere con la sua battaglia. Se Navalnyj accusa Putin, da Mosca arriva una reazione altrettanto diretta: «Lavora per gli occidentali».

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Navalnyj accusa Putin: «Non ho altre versioni di quanto successo»

«Dichiaro che Putin è dietro il crimine e non ho altre versioni di quello che è successo»: accusa limpida e diretta da parte del dissidente russo comunicata a Der Spiegel all’uscita dall’ospedale dopo essere stato dimesso. Parlando del momento in cui l’agente nervino che gli è stato somministrato ha cominciato a fare effetto sul suo organismo ha detto: «Non senti alcun dolore ma sai che stai morendo». Nonostante il lungo ricovero e la convalescenza dopo quanto accaduto su quel volo che dalla Siberia stava portando Aleksei Navalnyj a Mosca, l’uomo non ha alcun dubbio sul tornare in Russia: «Il mio compito ora è di restarci senza paura. Ed io non ho paura!».

La reazione della Russia alle parole di Navalnyj

Dopo i contrasti tra Mosca e Berlino, con quest’ultima che ha vinto e ha ottenuto di curare il politico sul proprio territorio, la notizia di Navalnyj dimesso e in riabilitazione ha suscitato la reazione immediata di Mosca. «Ovviamente Navalny sta collaborando con i servizi di sicurezza e le autorità dei Paesi occidentali, sta servendo i loro interessi», ha detto senza esitazione il presidente della Duma russa Vyacheslav Volodin, alludendo a chissà quale complotto. Sempre il presidente della Duma aveva precedentemente definito l’avvelenamento dell’oppositore come una «provocazione» di servizi dell’intelligence occidentale, in particolar modo «degli Usa».

 

 

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