Le Iene chiedono perdono a Nadia Toffa: «Non siamo stati in grado di aiutarti quanto avremmo voluto»

13/08/2019 di Enzo Boldi

Lei lo chiamava «il bastardo». Quel male incurabile che, dopo tanta sofferenza (ma anche tanta speranza rimasta vana) l’ha portata via dalle braccia dei suoi cari a 40 anni compiuti da poco più di due mesi. Il bastardo non ha vinto, perché Nadia Toffa ha combattuto fino alla fine. Ed è così che Le Iene, la storica trasmissione di Italia 1 di cui lei stessa è stata uno storico volto, la vogliono ricordare come una combattente che ha ha lottato fino alla fine. E chi combatte come ha fatto lei, contro un mostro che fa paura perché quasi invincibile, non perde mai.

Nella lettera pubblica sul sito de Le Iene, la redazione, i suoi colleghi e i suoi compagni di avventura che si sono alternati al suo fianco nel corso dei vari anni passati tra inchieste e il bancone della trasmissione, le stesse Iene chiedono scusa a Nadia Toffa: «E dato che sei stata in grado di perdonare l’imperdonabile, cara Nadia, non ci resta che sperare con tutto il cuore che tu sia riuscita a perdonare anche noi, che non siamo stati in grado di aiutarti quanto avremmo voluto».

Le Iene chiedono ‘perdono’ a Nadia Toffa

L’imperdonabile sono anche tutti gli insulti che sono piovuti su di lei: da chi metteva in dubbio la sua malattia, a chi la criticava per ostentazione del dolore. La realtà è che, come scrivono le stesse Iene, lei ci metteva la faccia. Sempre. Anche di fronte a quella malattia che l’ha tolta dalle carezze della sua famiglia e dei suoi fan. Non amava chiamarlo ‘male incurabile’, ma non per eccesso di ottimismo o spocchia: «Non bisogna vergognarsi di guardarlo in faccia e chiamarlo per nome il bastardo, che magari si spaventa un po’ se lo guardi fisso negli occhi».

Il sorriso che lascia ai suoi cari

E la sua forza morale lo ha spaventato, per molto tempo. Perché lei «è una dolce guerriera». Le Iene, gli amici e la sua famiglia la ricorderanno con quel sorriso sul volto che l’ha accompagnata anche nei momenti più difficili. Un sorriso che rimarrà l’emblema di una piccola donna diventata una gigante di fronte alla malattia e che ha mostrato come anche le cose più brutte possano essere affrontate a spalle larghe.

(foto di copertina: ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)

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