Il museo Santa Sofia che torna a essere moschea per «rianimare l’elettorato populista di Erdogan»
10/07/2020 di Ilaria Roncone
La Corte suprema turca si è pronunciata in anticipo sulla questione di Santa Sofia e, annullando il decreto del 24 novembre 1934 che la trasformava in museo, ha spianato la strada per trasformarla in moschea. La parola finale spetta al presidente Erdogan, il quale già in passato non ha mai fatto mistero di voler far tornare Santa Sofia ad essere una moschea. Le ragioni che stanno dietro questa decisione, secondo alcuni studiosi, vanno ricercate nella volontà di Erdogan di riacchiappare una parte del suo elettorato sfuggente.
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La storia di Santa Sofia
Definito uno dei monumenti simbolo dell’unione tra cristiani e musulmani, l’edificio potrebbe ora diventare l’esatto opposto: emblema della distanza tra le due culture. La Basilica di Santa Sofia è stata simbolo di cristianità per quasi un millennio per poi diventare luogo di culto islamico nel 1453 per mano del sultano Mehmet II.
Erdogan favorevoele a riconvertire Santa Sofia in moschea per l’elettorato
Riconvertire nuovamente Santa Sofia in mosche è nell’interesse di Erdogan che, stando al parere di Soner Cagaptay – specialista della Turchia del Washington Institute – «sente la pressione di un supporto popolare in diminuzione e quindi cavalchi temi che immagina rianimeranno il suo elettorato di destra, si tratta di argomenti di stampo populista tra questi rientra Hagia Sophia», come riporta Euronews. Cagaptay ha aggiunto che «non parliamo di uno spazio di preghiera, di costruire una moschea o di costruirne una dove non c’è piuttosto di usare ciò che io chiamo nazionalismo musulmano enfatizzando l’identità islamica turca per mobilitare la sua base di destra e conservatrice». La ministra greca della cultura, Lina Mendoni, ha commentato quanto sta accadendo facendo presente che potrebbe trattarsi di una violazione della convenzione Unesco che ha riconosciuto l’edificio Patrimonio dell’umanità: «Che cosa cerca il governo turco oggi se non ritrovare e alimentare una sorta di fanatismo religioso? E tutto questo andrebbe a detrimento del valore del monumento».
(Immagine copertina da Pixabay)