Perché non siamo sicuri che ci sia stata una morte per sigaretta elettronica

La notizia ha allarmato tutti gli “svapatori” del mondo: c’è il primo morto per via dell’utilizzo di una sigaretta elettronica. O meglio, c’è il primo sospetto che una morte possa essere collegata all’utilizzo delle sigarette elettroniche.

Perché non siamo sicuri che ci sia stata una morte per sigaretta elettronica

Che le sigarette elettroniche non facciano bene, è risaputo. Nate un po’ come mezzo di transizione per chi stava cercando di smettere di fumare, si sono poi stabilite nel mercato come prodotto a sé, meno nocivo del tabacco ma comunque pronto e rispondere ai desideri di nicotina dei fumatori, che possono così sperimentare diversi sapori, combinazioni e blend. Un trend che negli anni è cresciuto esponenzialmente soprattutto tra i più giovani, complice l’idea che facciano meno male delle sigarette tradizionali. Ma “meno male” non significa “bene”.

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità aveva lanciato l’allarme, spiegando che le miscele contenenti nicotina poteva creare dipendenza, arrecando danni seppur minori da quelli del fumare il tabacco nelle sigarette tradizionali. Quelle elettroniche vengono però prese spesso sottogamba, pensando che il vapore non possa avere effetti collaterali e che se ne possa usufruire senza particolare attenzione.

Ecco perché il presunto legame tra sigarette elettroniche e il decesso di un uomo dell’Illinois annunciato dal Centers for Control Diseases ha scatenato il panico. L’uomo è stato presentato come “il primo morto per sigarette elettroniche” ma i Cdc chiariscono che stanno monitorando gli effetti a lungo termine dell’abitudine a svapare con problemi di respirazione e cardiaci. Monitorare appunto: non è ancora stato stabilito un legame certo tra la sigaretta elettronica e la morte, e si stanno analizzando anche degli effetti di specifiche miscele che potrebbe contenere Thc. Dietro all’aumento dei sintomi potrbebe esserci proprio una miscela non controllata venduta facilmente nel mercato nero.  Sempre secondo i dati dei Cdc, i sintomi che l’uomo dell’Illinois ha avuto prima del decesso sono stati riscontrati anche in altri 193 casi in 22 stati Usa. La “sindrome da e-cig”, come l’hanno chiamata i Ccd, colpirebbe soprattutto i più giovani, e al momento si stanno analizzando 22 casi tra persone di età compresa compresi fra i 17 e i 38 anni. Resta anche il fatto che è difficile collegare le sintomatiche polmonari esclusivamente all’utilizzo di sigarette elettroniche, che comunque hanno un rischio cancerogeno inferiore alle sigarette tradizionali.

Ciò che è certo, è che comunque non faccia bene alla salute, e che molti, soprattutto giovani, riscontrano problematiche respiratorie pur non avendo in atto alcuna infiammazione polmonare. Il rapporto di causa-effetto ancora non è certo, ma nel dubbio, sarebbe meglio smettere di fumare in toto.

(Credits immagine di copertina: Pixabay License)

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