Monterotondo, un bimbo di 2 anni è morto per la circoncisione in casa, grave il fratellino gemello
23/12/2018 di Donato De Sena
Un bimbo di 2 anni è morto e suo fratello gemello è ricoverato in gravi condizioni (ma non in pericolo di vita) in ospedale dopo essere stati sottoposti ad una circoncisione rituale in casa. È accaduto nel comune di Monterotondo, in provincia di Roma, a circa 25 km dalla Capitale. I due bambini sono di origine nigeriana. Sulla vicenda ora indaga la polizia. A praticare l’operazione sui due bambini è stato un sedicente medico, anche lui nigeriano, che è stato anche ascoltato dagli investigatori. Stando a quanto ricostruito la pratica è stata eseguita prima su un bimbo e poi sull’altro. E quando le condizioni dei due sono apparse gravi è scattato l’allarme ed è stato allertato il 118. Per uno dei due bimbi però non c’è stato nulla da fare: aveva già perso troppo sangue.
Monterotondo (Roma), bimbo di 2 anni morto per circoncisione
La Procura di Tivoli ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio in relazione alla morte del bambino. Ma nello stesso fascicolo sono ipotizzate anche le lesioni gravissime in riferimento alle gravi condizioni del bimbo ricoverato. Da accertare al momento la natura dolosa o colposa dell’omicidio. Il capo della Procura, Francesco Menditto, ha voluto al lavoro sul caso due pm: quello di turno e uno che si occupa di violenze di genere e contro i minori. Al momento non sono state decise misure restrittive ma al vaglio degli inquirenti c’è la posizione del sedicente medico che avrebbe eseguito la pratica sui due piccoli.
L’Arci: «Una tragedia che lascia senza parole»
«Abbiamo appreso con sgomento della morte di un bambino e delle gravi condizioni del gemello a Monterotondo. Si tratta di due bambini ospiti in un centro d’accoglienza che l’Arci gestisce con il Comune di Monterotondo dal 2009», ha fatto sapere l’Arci di Roma. «È una tragedia – ha spiegato l’associazione – che lascia senza parole e attendiamo con ansia dai medici notizie del secondo bambino. Aspettiamo che gli inquirenti accertino la verità». L’Arci di Roma intende, «laddove fossero accertate responsabilità di persone che hanno provocato la morte del bambino, costituirsi parte civile».
L’Arci di Roma con il Comune a Monterotondo gestisce 9 appartamenti. Usufruiscono dell’accoglienza esclusivamente donne vulnerabili con eventuali bambini. Sono circa 30 i posti disponibili. Le beneficiarie vivono in piena autonomia nelle case. È permesso ricevere visite tra le 8 di mattina e le 20, ma solo con l’autorizzazione degli operatori. Non sono invece ammesse visite nelle ore notturne. Gli operatori hanno pieno accesso agli appartamenti e vi si recano periodicamente per controlli. Nell’ambito del progetto le beneficiarie fruiscono di tirocini professionali, corsi di formazione, corsi d’italiano, nonché di scuole ed asili per i bambini.
Gli operatori: «La mamma era una tranquilla, sveglia ed educata»
La madre dei due gemellini nigeriani, nati a Latina nel gennaio 2017, ha altri 5 figli in Nigeria. La donna, 35 anni, titolare di protezione umanitaria, è giunta nella casa di Monterotondo a metà novembre. Gli operatori dello Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, dicono di non aver avuto alcun sospetto che la nigeriana volesse sottoporre i figli a circoncisione. La donna faceva scuola d’italiano a Roma. Era «tranquilla, sveglia ed educata», riferiscono gli operatori.
La donna è ora disperata, piange e non si dà pace per l’accaduto. La 35enne ha visto morire il suo bimbo di due anni tra le sue braccia. Prima di arrivare nell’appartamento di Monterotondo la donna era stata ospite per oltre un anno di un Centro di accoglienza straordinario (Cas) a Rieti e sembra che in quel periodo avesse chiesto alla pediatra informazioni sulla possibilità di sottoporre i figli alla circoncisione. Dopo il rifiuto del medico non c’erano stati seguiti. Ai responsabili dello Sprar di Monterotondo dell’Arci di Roma non aveva mai fatto cenno di voler far circoncidere i bambini.
La donna nigeriana, che nel suo Paese lavorava in una ong, teneva solitamente uno dei due gemelli sulle spalle, con la tradizionale imbracatura africana. È cattolica e nei giorni scorsi aveva addobbato un albero di Natale nella sua camera. Divideva l’appartamento con altre due donne beneficiarie di protezione, entrambe con un figlio.
Il sindaco: «La donna era serena e integrata»
È intervenuto anche Antonino Lupi, il sindaco di Monterotondo: «È una tragedia assurda. In questa sorta di casa famiglia c’erano tre mamme, insieme alla donna a cui è morto il figlio e che era arrivata dal Cas di Rieti il 15 novembre. Sembrava abbastanza serena e integrata, anche perché a Rieti aveva fatto un percorso di alfabetizzazione». «Nella struttura non possono entrare persone estranee ai nuclei familiari», ha aggiunto il primo cittadino. «Evidentemente la mamma deve aver preso l’iniziativa senza avvisare nessuno, altrimenti non sarebbe stato assolutamente consentito».
(Foto di copertina generica da archivio Ansa)