Gimbe: «È saltato l’argine del tracciamento dei contagi»

Il report settimanale della Fondazione presieduta da Nino Cartabellotta

22/10/2020 di Enzo Boldi

Come ogni settimana, la Fondazione Gimbe pubblica il proprio monitoraggio sulla situazione epidemiologica in Italia. Le evidenze della situazione mutata in Italia arrivano dai bollettini quotidiani diffusi dal Ministero della Salute: da settimane, ormai, la curva dei contagi è in costante e feroce risalita. Un indicatore che trascina con sé anche gli indici dei ricoveri in ospedale, di quelli in terapia intensiva e dei decessi. E dal monitoraggio Gimbe della settimana 14-20 ottobre, emerge una condizione che rende, ormai, quasi inutili le attività di contact tracing.

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«Il dato più allarmante – sottolinea Nino Cartabellotta, presidente delle Fondazione Gimbe – è la brusca impennata del rapporto positivi/casi testati dal 7% al 10,9%, che certifica il fallimento del sistema di testing & tracing per arginare la diffusione dei contagi». Dati che sono evidenziati dalla sintesi contenuta in questa tabella.

Numeri che sono ben al di sopra rispetto alla prima ondata di marzo e aprile. Anche se molti dei nuovi contagiati sono asintomatici (ma non per questo non contagiosi), il monitoraggio Gimbe fino al 20 ottobre (quindi senza i numeri diffusi ieri, con il record dei nuovi  casi) evidenzia una situazione molto critica.

Monitoraggio Gimbe, la situazione al 20 ottobre in Italia

«In questa fase di rapida risalita dei contagi – prosegue Cartabellotta – piuttosto che contare i numeri del giorno, è fondamentale seguire la dinamica delle curve su base settimanale. Infatti, dal 6 ottobre si impenna il trend dei casi attualmente positivi, dei pazienti ricoverati con sintomi e di quelli in terapia intensiva, seguito una settimana dopo da quello dei decessi». E questo è il quadro che emerge dal monitoraggio Gimbe.

Dati che vengono sintetizzati così dalla Fondazione Gimbe nel suo ultimo report:

Casi attualmente positivi. Il raddoppio dei nuovi casi nelle ultime due settimane ha espanso in maniera rilevante il bacino dei casi attualmente positivi che hanno raggiunto il numero di 142.739. Al 13 ottobre, rispetto ad una media nazionale di 236 casi attualmente positivi per 100.000 abitanti, il range varia dai 64 della Calabria ai 577 della Valle D’Aosta.

Ricoveri e terapie intensive. Anche sul versante delle ospedalizzazioni il trend è diventato esponenziale: nella settimana 14-20 ottobre i pazienti ricoverati con sintomi sono aumentati del 66,5% (+3.378) e quelli in terapia intensiva del 69,3% (+356), con un rapporto costante di 10:1.

Decessi. Dopo un trend in lento ma costante incremento, nell’ultima settimana i pazienti deceduti sono più che raddoppiati, passando da 216 a 459, con un trend di crescita che si allinea a quello dei pazienti ospedalizzati e in terapia intensiva.

Inseguire i numeri con i dpcm è sbagliato

Nell’ultimo monitoraggio Gimbe, il Presidente Cartabellotta ribadisce la sua posizione sui dpcm: «L’avvicendarsi di DPCM a cadenza settimanale – conclude Cartabellotta – e la parallela introduzione di ulteriori misure in alcune Regioni, dal coprifuoco alla chiusura dei centri commerciali nei weekend, dimostrano tuttavia che la politica non ha una vera strategia per contenere la seconda ondata. Se, come riferito dal premier Conte in Parlamento, l’obiettivo è quello di tutelare sia la salute che l’economia, Governo, Regioni ed Enti locali devono prendere atto che il virus corre sempre più veloce delle loro decisioni. Non si può continuare ad inseguirlo basandosi sui numeri del giorno che riflettono i contagi di 15 giorni prima, ma occorre guardare alla proiezione delle curve a 2 settimane per decidere immediatamente lockdown mirati, eventuali zone rosse locali e misure restrittive molto più rigorose».

(foto di copertina: da report Fondazione Gimbe al 20 ottobre 2020)

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