Il tweet di Salvini su Mimmo Lucano dimostra che la Bestia è più viva che mai
Non basta aver rimosso l'inventore di questo tipo di comunicazione sui social, lo stile è ormai entrato a far parte di ogni aspetto della politica
30/09/2021 di Gianmichele Laino
Prendi un uomo e buttalo in campo. Lì davanti a tutti. Con i commenti che gli mordono le caviglie. «I giornalisti e scrittori che hanno rivelato la vera mangiogna del sistema Lucano sono stati affossati», «Ogni tanto un delinquente vero assicurato ai ceppi». In mezzo – è vero – tante persone che contrattaccano sulla premessa stessa su cui si fonda il tweet ma che – non per questo – risultano essere meno violenti. Il tweet di Matteo Salvini su Mimmo Lucano condannato dimostra, ancora una volta di più, che la Bestia non si è dimessa insieme a Luca Morisi, ma che è diventata sistema universalmente accettato, da una parte e dall’altra.
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Mimmo Lucano condannato e il tweet di Matteo Salvini
Altro che dare la caccia agli omosessuali nella Lega, la sinistra in Calabria candida condannati a 13 anni di carcere! #MimmoLucano
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) September 30, 2021
Il tweet di Matteo Salvini è un esempio di scuola. Si prende un uomo, nel caso Mimmo Lucano (l’ex sindaco di Riace che oggi è stato condannato a 13 anni e due mesi di reclusione per una serie di reati contestati), lo si addita, si indica una verità univoca e – comunque – senza contraddittorio. Si dice che la sinistra in Calabria candida condannati a 13 anni. Non si riporta, invece, che la condanna è in primo grado (quindi ci saranno una sentenza in appello e un eventuale ricorso alla corte di Cassazione prima che diventi definitiva) e, soprattutto, si pone in opposizione a un’affermazione che poco c’entra con l’intera vicenda. «La sinistra che dà la caccia agli omosessuali nella Lega», con la sinistra che non sta dando la caccia a nessuno e con il richiamo – non esplicito, ma sicuramente volto a oscurare la vicenda – alla storia di Luca Morisi, indagato per una vicenda collegata alle sostanze stupefacenti.
Un tweet che dimostra come la comunicazione aggressiva, quella che non guarda in faccia a nessuno, quella che cerca di mettere tutto dentro allo stesso calderone, quella che cerca di dividere con nettezza i “buoni” dai “cattivi”, quelli “da attaccare” e quelli “da difendere”, sia prassi consolidata del sistema politico attuale. Le risposte, anche quelle che difendono Mimmo Lucano e si scagliano in maniera aggressiva contro Salvini e Luca Morisi, sono parte di questa stessa dinamica. E c’è la sensazione che, ormai, la spirale sia senza fine.