Le reazioni opposte al caso Morisi di chi è stato vittima della Bestia sui social

Se Lapo Elkann prova pietà, chi ha visto il suo volto esposto sul profilo di Matteo Salvini parla di karma

28/09/2021 di Gianmichele Laino

Sicuramente, in tutta la storia di Luca Morisi indagato per la vicenda legata ad alcuni ragazzi che hanno affermato di aver ricevuto degli stupefacenti dall’ormai ex guru social della Lega (e all’interno della cui abitazione è stata ritrovata una quantità compatibile con l’uso personale), ha sorpreso la reazione del mondo dei social network, il terreno su cui lo stesso Luca Morisi ha lavorato per anni al fine di portare in auge la figura di Matteo Salvini in quanto personaggio pubblico. Lo sappiamo, Luca Morisi è stato il fautore del metodo denominato La Bestia dagli stessi leghisti: quel sistema che vede la presenza continua di un soggetto politico sui trend del giorno, che si è avvalso dell’esposizione di volti e di pensieri di persone terze, che ha solleticato gli istinti dei followers che hanno risposto a post e tweet di Matteo Salvini non risparmiando nefandezze. Sorprende, soprattutto, la reazione delle vittime della Bestia stessa: c’è chi si è mostrato garantista su questa vicenda e chi, pur sottolineando l’assenza di tutti gli elementi per attribuire a Morisi delle responsabilità in termini di legge, ha evidenziato la responsabilità morale di aver attaccato persone che hanno in passato fatto uso di sostanze stupefacenti.

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Luca Morisi e le reazioni opposte di chi è stato vittima della Bestia

Ma, in generale, chi è stato esposto sui profili pubblici di Matteo Salvini, davanti a milioni di followers ha avuto modo di commentare la vicenda delle indagini a carico del guru della Lega e al conseguente tam tam mediatico che hanno scatenato. Si pensi, ad esempio, a Lapo Elkann. Più volte, Matteo Salvini ha parlato di lui sui suoi profili social, spesso con battute di pessimo gusto. Ora, il discendente della famiglia Agnelli ha espresso la sua opinione sulla vicenda di Luca Morisi, dando una lezione di stile che è in linea con quella che, da qualche tempo, rappresenta la sua missione: sensibilizzare le persone a un utilizzo positivo dei social network, alla diffusione di messaggi che vadano a combattere l’odio.

«Una volta Salvini per attaccarmi disse che facevo “dichiarazioni stupefacenti” e poi venni travolto sui social – ha scritto Lapo Elkann su Twitter -. Mi piacerebbe che oggi non accadesse a lui ed i suoi collaboratori lo stesso. L’odio genera odio. Nessuno di noi è Maestro, siamo tutti peccatori. “Si ma loro…”. Non giustifica nulla. Ed i giornali che mettono la notizia come apertura sono pastori della discordia. E chi oggi grida vendetta non è diverso da chi disprezza. Esistono le leggi e poi esiste la pietà. Solo un cuore infelice si nutre dei problemi altrui».

Dal lato opposto dello spettro di reazione, abbiamo invece una ragazza – Giulia Viola Pacilli – che per ben due volte ha visto il suo visto, privo di censura, comparire sui profili social di Matteo Salvini. Non era un personaggio pubblico, era semplicemente una persona che manifestava per un pensiero diverso da quello del leader della Lega. Aveva un cartello di proteste in mano, e tanto è bastato al meccanismo alla base della Bestia per suscitare un’ondata di commenti negativi sul suo conto, di offese impronunciabili, di vere e proprie minacce. La 25enne ha scritto una lettera, pubblicata dal quotidiano Domani, rivolta proprio a Luca Morisi: «Vorrei essere più matura, vorrei dire loro di aspettare, di non fare il suo stesso gioco, di non mettere in giro ipotetiche fake news, di stare attenti quando si parla della vita privata di un individuo – ha scritto sul quotidiano -. Vorrei essere così matura. Ma se penso alla faccia di Morisi oggi, costretto a leggere ovunque di sé informazioni sensibili, frasi false, vicende personali, mi viene in mente un’unica parola: karma».

Reazioni opposte, destini che si incrociano. Dovremmo davvero cogliere l’occasione per riflettere sul modo in cui è stata fatta comunicazione sui social network e sul modo in cui noi stessi siamo stati protagonisti (attivi o passivi) di questo tipo di comunicazione. Non solo in politica, ma anche nella gestione di altri temi e di altre relazioni.

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