Sfruttavano e sottopagavano migranti per la sicurezza nei grandi eventi musicali
28/01/2019 di Enzo Boldi
Partiamo da una verità: i vari cantanti coinvolti e citati in questa vicenda non hanno nessuna colpa per quel che è successo. Le responsabilità, infatti, sono tutte di alcuni imprenditori che gestivano (fino a ieri) alcune aziende che sfruttavano la mano d’opera di migranti, richiedenti asilo e profughi per gestire la sicurezza durante alcuni grandi eventi musicali in giro per l’Italia.
I carabinieri di Reggio Emilia hanno portato a termine l’operazione ‘Security Danger’ che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati un imprenditore modenese e uno di Bologna. Nell’ambito della stessa inchiesta, una madre e suo figlio (entrambi pregiudicati), campani ma residenti a nel reggiano, sono finiti in carcere. Le accuse contro di loro, oltre a quella di false certificazione di sicurezza, sono di sfruttamento della mano d’opera sottopagata di migranti e richiedenti asilo.
Sfruttavano migranti e profughi per gestire la sicurezza nei grandi eventi musicali
I grandi eventi musicali del 2017 finiti nel mirino della Procura di Reggio Emilia contano grandissimi nomi anche a livello internazionale. Da quello dei Guns’N Roses di Imola del 10 giugno, a quello dei Depeche Mode di Milano del 28 giugno, passando per l’esibizione di Vasco Rossi a Modena dell’1 luglio, fino ad arrivare ai due grandi eventi con protagonisti David Guetta (a Padova del 28 luglio) e Rolling Stones (Lucca del 23 settembre 2017).
Pagati sei euro l’ora e costretti a turni massacranti
I turni di lavoro arrivavano anche di 15 ore giornaliere, senza di pause e cambi di alcun tipo. I ‘lavoratori’ non potevano neanche assentarsi per il pranzo o per la cena, perché, come spiegano i militari, «consapevoli delle disagiate situazioni economiche dei profughi». Tutto ciò è stato ricostruito dai carabinieri di Reggio Emilia che hanno scoperto questo caporalato rivolto anche a profughi richiedenti asilo, nomadi e pregiudicati per gestire la sicurezza dei grandi eventi con falsi decreti prefettizi. «In molte situazioni – precisano i carabinieri – neanche la paga concordata di soli sei euro all’ora gli veniva corrisposta costringendoli così ad accettare un ulteriore lavoro per un secondo concerto nella speranza di vedersi versare anche la modesta somma concordata e già maturata».
(foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)