Ma che c’entra Carola Rackete con i 28 migranti positivi al coronavirus salvati dalla Sea Watch?

La notizia di oggi, ovviamente, riguarda i casi di migranti positivi registrati sulla Moby Zazà, una nave da crociera ancorata a Porto Empedocle dove vengono momentaneamente collocati i migranti salvati dai naufragi nel Mediterraneo in questi giorni. Tra questi, 28 persone sono risultate positive al tampone per verificare il contagio da coronavirus: fanno parte del gruppo di 211 persone che, tra il 17 e il 18 giugno, la Sea Watch ha salvato e portato in acque siciliane.

Matteo Salvini se la prende con la ong (e con il governo, of course) per la circostanza che ha portato a verificare la positività delle persone trasferite successivamente sulla Moby Zazà.

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Migranti positivi dalla Sea Watch, ma cosa c’entra Carola Rackete?

Per attaccare la Sea Watch, utilizza una foto dell’attuale ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e di Carola Rackete. Ma cosa c’entra la Capitana con il caso attuale dei migranti salvati dalla Sea Watch?

La risposta è la solita: non c’entra niente. Carola Rackete non era al timone della Sea Watch al momento del recupero delle 211 persone da parte della nave della ong tedesca. Tuttavia, Matteo Salvini – e il suo staff della comunicazione – l’hanno scelta come simbolo, come bersaglio facile, come catalizzatore delle varie e inevitabili offese sui social network. Sembra quasi che ci sia un’ossessione nei confronti della donna che, il 29 giugno di un anno fa, attraccò a Lampedusa per portare in salvo i 54 migranti a bordo della sua nave. Ripetiamo: si tratta di un episodio di un anno fa, che nulla c’entra con i 28 migranti positivi al coronavirus che sono stati trasferiti sulla Moby Zazà.

La ong Sea Watch, inoltre, ha diffuso un comunicato in cui ha affermato di aver operato sempre in condizioni di sicurezza igienico-sanitaria: «Abbiamo sottoposto il nostro equipaggio a un nuovo tampone, che ha dato esito negativo – scrivono dalla Sea Watch – e il nostro personale medico ha messo in atto misure di monitoraggio sull’insorgenza di eventuali sintomi da comunicare eventualmente alle autorità sanitarie». La portavoce della Sea Watch Giorgia Linardi, poi, ha affermato che la ong è consapevole di operare in un contesto pandemico e che per questo motivo sono stati presi tutti i provvedimenti necessari per poter rispettare le regole di sicurezza previste dai protocolli Covid.

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