Metro C, 25 indagati: c’è anche Gianni Alemanno

19/07/2018 di Redazione

Chiuse le indagini della procura di Roma sulla Metro C: il risultato è l’iscrizione nel registro degli indagati di 25 persone. Tra queste c’è anche l’ex sindaco della Capitale Gianni Alemanno. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Erminio Amelio – come riportato dal Corriere della Sera – hanno appena notificato l’avviso di conclusione indagini agli indagati.

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Metro C, altri nomi illustri tra gli indagati

Tra i nomi illustri segnalati dalla procura, ci sono anche Maurizio Improta – ex assessore ai Trasporti della giunta di Ignazio Marino -, Antonello Aurigemma – ex assessore ai trasporti della giunta Alemanno – e Ercole Incalza, a lungo dirigente del ministero delle Infrastrutture. Le accuse della procura riguardano alcuni importi non dovuti al consorzio che ha curato la realizzazione della terza linea metropolitana di Roma. Il totale di questo importo ammonterebbe a circa 320 milioni di euro, di cui 230 milioni versati in una prima tranche dai committenti dell’opera – Stato, Regione Lazio, Comune di Roma – e 90 milioni andati a finanziare la prima fase funzionale dei lavori erogati in un secondo momento.

Metro C, le ipotesi di reato

Le ipotesi su cui la procura di Roma sta lavorando al momento sono quelle dei reati di truffa, falso e  singoli casi di corruzione (questi ultimi legati in modo particolare all’assunzione di figli e parenti di diversi funzionari pubblici). Nel mirino degli investigatori ci sarebbero le lunghe tempistiche di realizzazione dei lavori, le procedure di assegnazione degli stessi e la lievitazione dei costi nel corso del tempo. L’ennesima inchiesta che va a toccare la Capitale e la gestione delle sue opere pubbliche strategiche.

Metro C, la risposta di Gianni Alemanno

«Le accuse che vengono ipotizzate nei miei confronti nell’ambito dell’inchiesta sulla Metro C sono prive di fondamento – ha fatto sapere Alemanno -, perché confondono le responsabilità amministrative con quelle politiche. Infatti mi si accusa di aver firmato, come capo dell’Amministrazione capitolina, una lettera predisposta dalle strutture tecniche dell’Assessorato alla Mobilità e del Ministero delle Infrastrutture. Il contenuto di quella lettera, che gli inquirenti ritengono non rispondente alla realtà, era una valutazione tecnica su alcune varianti su cui non potevo non affidarmi all’istruttoria preparata dai tecnici. Basare su questo l’ipotesi di un mio concorso in una truffa è contrario a tutti i principi della pubblica amministrazione che separa nettamente l’indirizzo politico dall’azione amministrativa. Ho chiesto di essere interrogato dai magistrati per chiarire queste circostanze e chiedere il proscioglimento da un’indagine che non mi riguarda».

FOTO: ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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