Cosa dice la bozza UE sulle messe di Natale online in streaming

L'Europa ha dettato delle buone pratiche per vivere il periodo natalizio senza diffondere i contagi

30/11/2020 di Gianmichele Laino

Nonostante in questa e in altre fasi della pandemia ci siano stati già diversi casi di diffusone di bozze di documenti governativi che successivamente si sono rivelate non vere e non corrispondenti alle reali intenzioni dell’istituzione politica di riferimento, anche in queste ultime ore si sta verificando un fuggi-fuggi di notizie che, stavolta, arrivano direttamente da Bruxelles. Nella bozza sulle raccomandazioni che l’Unione Europea diffonderà il prossimo mercoledì 2 dicembre, a quanto pare, ci sarebbe un riferimento anche alle messe Natale in streaming.

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Messe Natale in streaming, cosa avrebbe detto l’UE

Non si conosce molto in proposito, se non alcune righe battute da alcune agenzie di stampa che citano non meglio specificate fonti di Bruxelles. In modo particolare, l’occasione è diventata ghiotta per le testate nazionali italiane di dare come titolo alla notizia: «L’UE valuta lo stop alle messe di Natale». Innanzitutto, il documento atteso per mercoledì è una sorta di vademecum comune per il periodo natalizio in tempo di pandemia.

Logico, dunque, che le funzioni religiose vengano considerate degli assembramenti. A una valutazione più attenta del dispaccio di agenzia, tuttavia, non sembra ci sia un totale intento di vietare le celebrazioni religiose tipiche del Natale.

Messe Natale in streaming, le buone pratiche dell’UE

Più che altro, sono consigliate alcune buone pratiche come quella di evitare canti natalizi all’interno delle chiese (è scientificamente provato che la diffusione del Droplet avviene maggiormente quando si eseguono azioni come urlare o cantare) ed evitare assembramenti laddove dovessero esserci cerimonie particolarmente affollate.

Per questa ragione, in detta circostanza, l’Unione Europea andrebbe a consigliare la trasmissione in televisione o in streaming – dunque sfruttando i canali online – degli eventi religiosi. Nulla di tanto dissimile, insomma, a quelli che sono gli attuali orientamenti di ciascuno stato che deve far fronte all’emergenza coronavirus. Tuttavia, sui social network – soprattutto italiani – è già partita la protesta.

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