Meloni e FdI manifestano davanti a Palazzo Chigi per dire basta ai Dpcm

Alla fine i parlamentari di Fratelli d’Italia, guidati da Meloni e Santanché, hanno deciso di riunirsi davanti a Palazzo Chigi per protestare contro i provvedimenti di questo governo durante l’emergenza. Dopo aver paragonato le proteste contro il governo Conte a quelle contro il governo fascista – «non si capisce perché non si possa scendere in piazza contro un governo che limita le libertà a colpi di decreto» -, La Meloni e il suo partito sono andati di fronte alla sede del Governo «nel rispetto delle regole di distanziamento» parlando di «Silenzio degli innocenti».

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In piazza per le categorie che non hanno ricevuto risposte

«Gli italiani che vogliono risposte chiare ed efficaci», afferma Giorgia Meloni davanti alla sede del Governo. Insieme a lei ci sono gli esponenti di Fratelli d’Italia con in mano una serie di cartelli. Ognuno rappresenta, come spiega la leader, una categoria di persone «le cui attività non vengono considerate nei decreti». Da qui il fulcro della protesta, apostrofata come «Il silenzio degli innocenti». Lo scopo è quello di rappresentare «le categorie dimenticate che rischiano di non riaprire, secondo il nostro parere, per le risposte che mancano da parte del Governo». Un duro attacco frontale nei confronti della gestione dell’emergenza da parte di Conte e dei suoi: «Ci sono oltre 450 esperti e oltre 65 componenti del governo italiano che non si capisce cosa stiano facendo».

«La fase 2 si deve votare in Parlamento»

«Il Parlamento non vota nulla. La fase 2 si deve votare in Parlamento, la dobbiamo discutere e votare. Vogliamo fare la nostra parte ma qualcuno deve darci la possibilità. Abbiamo una proposta alternativa per ognuna delle categorie che nominiamo». La Meloni e i suoi cavalcano l’onda di proteste nata dopo che, con la conferenza stampa di domenica sera, l’Italia ha capito che la riapertura delle attività commerciali e il riavvicinamento a livello sociale sono ancora lontani. Le decisioni, come ribadiscono Conte e i rappresentati del comitato tecnico-scientifico e della task force a lavoro, sono basate sui dati e sull’andamento della curva. «Lo stato deve dire: questi sono i protocolli per il contagio. Chi si adegua riapre. Chi è in grado di garantire quei protocolli riapre. Vogliamo dire che non è giusto che un bar non possa riaprire se può garantire la stessa distanza che mantiene un supermercato. Perché non devono riaprire i parrucchieri se possono garantire il rapporto uno a uno».

Il punto al di là della lotta tra fazioni

La richiesta di attenzione da parte di ognuna delle categorie investite dalla crisi nel nostro paese è legittima e tutti devono essere ascoltati e aiutati. La situazione, però, non sarà mai tanto semplice quanto una protesta dal chiaro colore politico riuscirà mai a rendere. E già il solo paragonare la dittatura fascista con la situazione attuale del nostro paese ha intenti politici piuttosto chiari. La Meloni ha ribadito l’intenzione di FdI di «aiutare a trovare le soluzioni». Alla domanda di un giornalista che le chiede il suo parere sui Dpcm la risposta della Meloni è chiara: «Il fatto che si continui a decidere della libertà dei diritti fondamentali con atti amministrativi del Presidente del Consiglio, impugnabili in teoria di fronte al Tar, è una cosa senza precedenti. Abbiamo accettato che fosse così per la fase di emergenza, ormai sono due mesi che la situazione è questa».

(Immagine copertina dalla diretta del Corriere della Sera davanti a Palazzo Chigi)

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