Salvini vuole cambiare il bail-in per non far pagare i contribuenti (ovvero, lo scopo del bail-in)

16/12/2019 di Redazione

Nell’immaginario collettivo, dopo la crisi globale partita dal fallimento della banca Lehman Brothers nel 2008, accostare il termine ‘banca’ a quello ‘contribuenti’ ingenera solitamente una grande impressione negativa. A questo hanno contribuito anche i casi delle banche popolari italiane (2017) che sono andate in liquidazione coatta e che, pertanto, hanno avuto un impatto sui correntisti. Per questo motivo, Matteo Salvini quando analizza il caso della Banca Popolare di Bari agita degli spauracchi che, soltanto a sentirli nominare, fanno rizzare le antenne ai cittadini italiani.

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Matteo Salvini e il bail-in da cambiare

Soprattutto a coloro che, non masticando quotidianamente la finanza, seguono le parole dei leader politici per orientarsi quando scoppia un caso come quello della banca pugliese, per la quale il governo ha appena varato un piano di salvataggio complessivo da 900 milioni di euro che dovrebbe prevedere anche la creazione di una banca di investimento.

In questi giorni, si sta utilizzando molto il termine bail-in, ovvero il salvataggio interno, accostato alla Banca Popolare di Bari. In vigore dal 1º gennaio 2016, determina alcune linee guida in caso di fallimento dell’istituto di credito. Ieri, tuttavia, a Non è l’Arena, il programma condotto da Massimo Giletti su La7, Matteo Salvini ha affermato: «La Lega vuole abolire il bail-in perché siamo contro soldi dei contribuenti nelle banche». 

Come funziona il bail-in e cosa crede, invece, Matteo Salvini

In realtà, questa affermazione è un nonsense. I ‘contribuenti’ sono tutti i cittadini italiani. Sia quelli che hanno i propri conti corrente all’interno della Banca Popolare di Bari, sia quelli che hanno i propri conti corrente altrove. L’introduzione del bail-in è stata pensata proprio per evitare che tutti i cittadini-contribuenti paghino per salvare le banche e gli investitori nelle banche. Il salvataggio interno, infatti, coinvolge soltanto una parte delle persone che hanno i propri conti corrente all’interno della banca: con il bail-in, partecipano al salvataggio azionisti e obbligazionisti e comunque non coloro i quali hanno un contocorrente inferiore a 100mila euro. 

Ovviamente, nel caso della Popolare di Bari, un punto discriminante è la vendita di azioni anche a cittadini comuni, con conti corrente inferiori a 100mila euro. Ma l’acquisto di azioni comporta un investimento e l’investitore – com’è proprio del mestiere – accetta il rischio nel momento in cui decide di destinare i propri soldi in un’operazione. I risparmiatori, soprattutto coloro i quali non superano i 100mila euro di deposito, non sono coinvolti nel bail-in.

Cosa comporterebbe la modifica o la cancellazione del bail-in? Il suo esatto opposto, il bail-out. In questo caso, non sarebbero solo azionisti e obbligazionisti a partecipare al salvataggio di una banca, ma tutti i contribuenti. Anche coloro i quali con quella determinata banca non hanno nulla a che fare: l’intervento dello Stato, infatti, comporterebbe l’utilizzo di denaro versato, attraverso i tributi, proprio dai cittadini italiani.

(FOTO dal programma Non è l’Arena del 15 dicembre 2019)

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