Quando Giuseppe Conte inviava sms entusiasti a Matteo Renzi

12/12/2018 di Enzo Boldi

Uno squillo, «ti penso«». Due, «ti voglio bene«. Tre, «ti amo». Un sms, «ma che belle riforme». Correva l’anno 2015 e il retaggio vintage dei cosiddetti «squilletti» al cellulare che valevano più di mille parole già era stato messo in naftalina ed eravamo in piena enfasi per l’utilizzo di messaggini. Al governo c’era il Partito Democratico e Giuseppe Conte era solito mandare sms a Matteo Renzi per esaltare il suo piano di riforme. Ora sembra passata un’era geologica, ma il retroscena è stato rievocato dall’ex segretario del Pd.

Intervistato dal settimanale Vanity Fair, Matteo Renzi ha raccontato che solamente tre anni fa il giudizio dell’attuale presidente del Consiglio Giuseppe Conte sull’operato del Partito Democratico al governo era più che positivo. La battaglia per la «rottamazione della classe politica» (fallita), il piano di riforme su istruzione e modifiche alla Costituzione avevano ricevuti commenti entusiasti da parte dell’attuale premier. Ora, però, che a capo del governo c’è proprio lui, tutto sembra esser cambiato.

Lo scambio di sms tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte

«Conte me lo ricordo, quando ci mandava i messaggini tutto contento e entusiasta delle riforme che facevamo, della Buona Scuola e del referendum – ha rivelato Matteo Renzi a Vanity Fair -. A suo tempo, nel 2015, aveva tutta un’altra posizione sullo sforzo riformatore mio governo». Da quell’ormai lontano 2015, però, molte cose sono cambiate. Il Pd, dopo la «sconfitta» nel referendum del 4 dicembre 2016, ha continuato a perdere consensi, fagocitato dall’ascesa del Movimento 5 Stelle (e, poi, della Lega), perdendo diverse posizioni nelle preferenze degli italiani.

Il giudizio mutato dopo esser diventato premier

E a modificare il proprio parere sull’operato del governo a trazione Pd è stato anche l’attuale presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, ora, da Palazzo Chigi critica quelle riforme che – dal quel che racconta Matteo Renzi – in passato gli erano piaciute. E neanche poco. E l’ex segretario dem ha un’idea del perché tutto ciò sia accaduto: «È legittimo cambiare idea, specie se ti offrono incarichi importanti. Io penso che le idee valgano più delle poltrone».

(foto di copertina: ANSA / MATTEO BAZZI)

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