Il ritorno dell’altro Matteo: Renzi non entra nei ministeri, ma non per questo è fuori dai giochi
21/08/2019 di Gaia Mellone
Morto un Matteo, se ne fa un altro. Il Movimento 5 Stelle è perseguitato dai suoi “mattei”: Matteo Renzi quando era leader del Pd e primo ministro, poi Matteo Salvini compagno di governo e grande «traditore». Ora torna in auge l’ombra di Matteo Renzi che, pur garantendo che lui e il suo giglio magico resteranno fuori dai dicasteri, comincia a preparare le sue mosse in vista del nuovo governo giallorosso.
Il ritorno dell’altro Matteo: Renzi non entra nei ministeri, ma non per questo è fuori dai giochi
Nicola Zingaretti lo sa benissimo: sottovalutare la minaccia Matteo Renzi sarebbe sciocco quanto sottovalutare quella di Matteo Salvini. Durante la seduta in Senato di martedì 20 agosto, l’ex primo ministro ha garantito che il giglio magico non metterà i bastoni tra le ruote in questo momento così delicato. «A me sembra naturale che nessuno di noi abbia posto al governo – ha dichiarato – Non parlo per Lottti e la Boschi, ma se mi chiedono un consiglio suggerirei a tutti di restare fuori». Un messaggio chiaro: fate i vostri giochi, noi ci teniamo fuori. Ma restare fuori dai ministeri non significa stare fuori dai giochi.
La sua dichiarazione ha stupito, considerando il lungo astio con i pentastellati e con il suo stesso partito. Ma alla fine della seduta, Renzi stringe mani, sorride, si abbraccia, rassicura i più scettici con un «credetemi!». Il suo appoggio a un governo formato dai suoi nemici è dettato da una sola urgenza: quella di salvare il Paese da una «recessione vera».
Nicola Zingaretti non può garantire per Matteo Renzi. Per ora sembra cauto, sereno e solidale, ma non si sa mai. Potrebbe essere una grande manovra, sia per prendere parte alle elezioni del prossimo Presidente della Repubblica, sia perché un nuovo premier più super partes potrebbe aprire la strada a nuove alleanze e, in futuro, a quella famosa scissione dal Pd, portandosi con sé nuovi delusi e magari anche una legge elettorale proporzionale. I tempi però sono stretti, rapidi, bisogna agire bene o si torna a votare. E tra i due Matteo, bisogna scegliere il male minore.
(credits immagine di copertina: ANSA/ ETTORE FERRARI)