Massimo Giannini in terapia intensiva da 5 giorni: «Come sul fronte di una guerra»
Il direttore de La Stampa, tuttavia, riesce a scrivere un editoriale che crea molta empatia
18/10/2020 di Gianmichele Laino
Quello di Massimo Giannini in terapia intensiva a causa del coronavirus è un vero e proprio racconto di guerra. Lo presenta così il direttore de La Stampa nel suo editoriale dal letto di ospedale del Policlinico Gemelli di Roma. Un racconto in prima persona, in cui documenta – attraverso la sua esperienza in terapia intensiva – la nuova ondata del coronavirus. Gli ultimi cinque giorni della sua malattia sono trascorsi così: «collegato ai tubicini dell’ossigeno, ai sensori dei parametri vitali, al saturimetro, con un accesso arterioso al braccio sinistro e un accesso venoso a quello destro».
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Massimo Giannini in terapia intensiva, il suo editoriale
È il preludio di un articolo che potrebbe essere a buon diritto essere inserito nei diari di guerra. Un unicum: perché quelli che venivano scritti dal fronte durante i due conflitti mondiali erano spesso mediati dalla censura, erano tagliati, pieni di omissis. Massimo Giannini, invece, racconta la verità così com’è, descrivendo la crescita dei ricoveri nel reparto del policlinico Gemelli negli ultimi giorni (da 16 ultrasessantenni a 54, in prevalenza cinquantenni).
Il direttore de La Stampa non omette i dettagli di quella che è una vera e propria battaglia: le condizioni serie di tutti gli altri ricoverati intorno a lui e a un’altra decina di pazienti che, invece, sempre nel contesto di una situazione piuttosto delicata, hanno comunque un quadro clinico sostanzialmente più solido. E possiamo soltanto ringraziarlo per questa sua testimonianza che, magari, renderà le persone maggiormente accorte nell’affrontare l’argomento coronavirus.
Massimo Giannini in terapia intensiva, un pezzo che entrerà nella storia del giornalismo italiano
Quello di Massimo Giannini è stato un servizio pubblico. Nonostante le difficoltà personali, con il caratteristico piglio da professionista che sempre ha caratterizzato la sua attività giornalistica, ha svolto con dovizia di particolari il suo lavoro di informatore. Di testimone, in prima persona, del male del secolo, che è stato in grado di chiudere in casa mezzo mondo, che continua a spaventare le economie più avanzate sotto i colpi del contagio.
Per questo l’editoriale di Massimo Giannini resterà nella storia del giornalismo italiano e non solo. Sarà ancora più bello leggere tutto il resto quando tutto – ci auguriamo – sarà finito.