Massimo Bossetti dal carcere: «Io come Rosa e Olindo». E si firma ‘prigioniero dello Stato’
04/09/2019 di Enzo Boldi
Per il momento si limita a mostrare tutta la sua insofferenza per una sentenza che reputa ingiusta, perché Massimo Bossetti si dichiara innocente: «Non sono stato io a uccidere Yara». Poi ha annunciato di esser intenzionato a preparare un memoriale e pubblicare un libro per raccontare la sua storia e la sua vicenda giudiziaria che lo ha portato in carcere per l’omicidio della 13enne di Brembate di Sopra (Bergamo) e uccisa nei campi di Mapello dopo essere scomparsa il 26 novembre del 2010.
E Massimo Bossetti racconta tutto questo, il suo stato d’animo e l’ingiustizia che – secondo lui – sta subendo dalla costrizione in carcere a Bollate in una lettera inviata a Marco Oliva, conduttore di ‘Iceberg’ su Telelombardia. I contenuti della missiva, però, saranno pubblicati domani sul settimanale Oggi, ma sono state rese note già alcune indiscrezioni e le frasi più forti scritte dall’ex muratore condannato all’ergastolo (anche in Cassazione) per omicidio della giovane Yara Gambirasio.
L’appello per non finire come Rosa e Olindo
«Voglio fare un appello pubblico a chi di dovere, a chi custodisce i reperti del mio caso: chiedo che venga garantita la massima custodia e conservazione, che non vengano distrutti come accaduto in altri casi, affinché un domani la mia difesa possa fare un’ulteriore accurata indagine. Il timore che possano andare irrimediabilmente distrutti è alto, basti vedere quanto è avvenuto nel caso di Rosa e Olindo. Non per niente come me sono stati allegramente condannati all’ergastolo due sprovveduti, i coniugi di Erba».
Firmato «Massimo Bossetti, prigioniero di Stato»
In cantiere c’è anche un libro, un memoriale per raccontare la sua storia processuale e la sua vita in carcere da innocente. Poi la firma finale che chiude la lettera che sarà resa pubblica (integralmente) dal settimanale Oggi: «Massimo Bossetti, prigioniero politico». Un chiaro segno di come lui consideri tutto ciò che gli è accaduto da quel terribile novembre 2010.
(foto di copertina: ANSA/Gianpaolo Magni)