L’intervento del garante della Privacy sul caso del ‘Giardino degli Angeli’ di Roma

Nei giorni scorsi abbiamo parlato della denuncia di Marta Loi. Ora si cercano i responsabili

01/10/2020 di Enzo Boldi

Adesso si cerca il responsabile. Nei giorni scorsi abbiamo raccontato la storia di Marta Loi, una giovane donna che ha visto il suo nome comparire su una croce nel Cimitero Flaminio di Roma, nel cosiddetto Giardino degli Angeli. In quel luogo è stato sepolto il feto che portava in grembo, prima dell’interruzione terapeutica della sua gravidanza. Lei non aveva mai dato il consenso alle esequie e alla sepoltura. Secondo i regolamenti, dunque, il suo nome non doveva mai comparire. E, invece, qualcuno ha sbagliato. Ed ecco che ora, dopo il clamore mediatico, si muove anche il Garante per la Privacy.

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L’istruttoria è stata aperta nella giornata di mercoledì, quando la storia di Marta Loi (che ha denunciato quanto le è accaduto attraverso il suo profilo Facebook) è salita agli onori della cronaca. Ora si dovranno effettuare accertamenti «sulla conformità dei comportamenti, adottati dai soggetti pubblici coinvolti, con la disciplina in materia di privacy». Una violazione delle norme che appare ancora più evidente dopo il comunicato stampa di Ama cimiteri capitolini (che si occupa dei servizi di sepoltura nella capitale).

Marta Loi, l’istruttoria aperta dal Garante della Privacy

L’azienda municipalizzata, infatti, ha chiesto scusa per quanto accaduto puntando, però, il dito direttamente contro l’ospedale in cui è avvenuta l’interruzione terapeutica di gravidanza di Marta Loi, oltre sette mesi fa. Secondo la nota stampa, infatti, l’input di inserire il suo nome sulla croce posta nel luogo di sepoltura di quel feto sarebbe arrivato proprio dal nosocomio capitolino. Ma la donna ha ribadito di non aver firmato alcuna autorizzazione. Il regolamento interno all’azienda, infatti, prevede che l’identità della donna era indicabile solamente previo consenso. Cosa mai avvenuta.

Adesso il garante della Privacy dovrà capire chi sia stato il responsabile di questo gesto molto grave. Vedere il proprio nome su una croce in un cimitero, in un luogo in cui vengono sepolti i figli mai nati, non è un qualcosa su cui si possa sorvolare.

(foto di copertina: da profilo Facebook di Marta Loi)

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