La nota di Ama Cimiteri sul caso Marta Loi: «Sepoltura del feto sotto input dell’ospedale»

Dopo il post di Marta Loi divenuto virale, Ama - Cimiteri Capitolini ha dato la sue versione dei fatti

30/09/2020 di Ilaria Roncone

Molti di quelli che hanno letto la denuncia social di Marta Loi ne sono rimasti scossi. La donna ha deciso – qualche mese fa – di praticare l’interruzione volontaria di gravidanza apprendendo dopo tempo, ritirando il referto istologico, che il feto era stato sepolto senza il suo consenso. A questo si è aggiunta la consapevolezza che nel Cimitero degli Angeli – area adibita alla sepoltura dei feti abortiti al Flaminio – c’era una croce con il suo nome inciso sopra. A procedere è stata Ama – Cimiteri Capitolini (che si occupa dei campi santi nella capitale) e, dopo che la questione è andata virale, la municipalizzata ha fatto uscire una nota per chiarire la propria posizione nel caso del feto sepolto.

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Il feto sepolto è il mancato rispetto della privacy e della persona

«Signora noi li teniamo perché a volte i genitori ci ripensano. Stia tranquilla anche se lei non ha firmato per sepoltura, il feto verrà comunque seppellito per beneficenza. Non si preoccupi avrà un suo posto con una sua croce e lo troverà con il suo nome»: questo si è sentita dire la donna andando a ritirare il referto istologico mesi dopo. Il punto centrale è che Marta Loi non ha mai autorizzato la sepoltura del feto né l’incisione del suo nome sulla tomba, vedendo così violata in maniera la sua privacy e vedendosi costretta a raccontare una storia che dovrebbe rimanere nell’intimo di ogni donna che prende questa decisione per motivazioni che non devono interessare a nessuno.

La nota di Ama sul feto sepolto

Nella confusione generale, in assenza di un regolamento regionale nel Lazio e visto il regolamento pubblicato sul sito di Ama cimiteri capitolini di cui vi abbiamo parlato nel nostro precedente articolo, non sorprende la nota che arriva da Ama – Cimiteri Capitolini in merito: «La sepoltura del feto della signora e’ stata effettuata su specifico input dell’ospedale presso il quale è avvenuto l’intervento ed autorizzata dalla Asl territorialmente competente. Come sempre avviene in questi casi, i Cimiteri Capitolini sono semplici esecutori dei regolamenti, cimiteriale e di polizia mortuaria, e sono le autorità competenti che richiedono ed autorizzano il trasporto e l’inumazione del feto». La sostanza della nota è che la struttura cimiteriale non ha responsabilità per questo tipo di decisioni. Una prova ulteriore – se ancora servisse – che nel nostro paese mancano le norme giuste per regolamentare l’interruzione di gravidanza volontaria e tutto ciò che ne consegue. Quelle leggi necessarie che tutelino la dignità e i diritti delle donne che scelgono liberamente e in autonomia di abortire legalmente. Dell’aborto volontario non si parla abbastanza, lo si cela perché non lo si vuole accettare, e lì dove le questioni vengono nascoste avvengono le più massicce mancanze di rispetto e tutela dell’individuo.

«Ci dogliamo nell’apprendere che quella non fosse la volontà della signora»

Secondo il regolamento, come spiega la nota, è stata la struttura sanitaria a richiedere la sepoltura: «Ci dogliamo nell’apprendere che quella non fosse la volontà della signora ma ribadiamo la totale estraneità di Ama – Cimiteri Capitolini nella conclusione della vicenda raccontata dalla signora. Quanto al segno funerario (la croce) utilizzato per indicare la sepoltura, si evidenzia che esso è quello tradizionalmente in uso, in mancanza di una diversa volontà, mentre l’epigrafe deve in ogni caso, in assenza di un nome assegnato, riportare alcune indicazioni basilari per individuare la sepoltura da parte di chi ne conosce l’esistenza e la cerca».

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