La lettera di una ristoratrice a Conte: «Grazie, ma non faccio altri debiti. Chiudo e prendo il reddito di cittadinanza»

08/04/2020 di Enzo Boldi

La ripartenza sarà molto difficile, soprattutto dal punto di vista economico. Perché se il governo ha stanziato soldi, definiti da Giuseppe Conte come «una potenza di fuoco», sarà complicato soprattutto per le piccole e medie imprese poter attingere da quei fondi. Come fatto in tutta Europa – con l’esempio della Germania e della Svizzera sempre citata da Salvini -, la liquidità che l’Esecutivo metterà a disposizione (quando sarà approvato il decreto) sarà un prestito dello Stato. Insomma, soldi che poi dovranno essere restituiti. La lettera di Mariagrazia Ferrandino, ristoratrice di Apricena (in provincia di Foggia), va a toccare proprio questo che, a tutti gli effetti, è un nervo scoperto.

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«No grazie, Signor Presidente, un altro mutuo non voglio accenderlo mi basta quello che ho. Avrei voluto continuare a lavorare ma non mi resta che tenere giù la serranda e chiedere il reddito di cittadinanza e le spiego perché – scrive Mariagrazia Ferrandino sul proprio profilo Facebook -. Faccio parte di quella categoria che prima che Lei ci ordinasse di abbassare la serranda, molti già si erano fermati perché a differenza vostra abbiamo cercato di capire quello che stava accadendo tra mille informazioni contraddittorie date dalle istituzioni e dagli esperti».

Mariagrazia Ferrandino  e la lettera a Giuseppe Conte

La donna fa la ristoratrice ad Apricena, comune in provincia di Foggia. Gestisce la Trattoria Nonna Peppina, molto nota e apprezza nella zona. Ma ora c’è il rischio che quella sua attività di successo chiuda: «Noi non offriamo solo cibo, noi offriamo un’esperienza, offriamo sorrisi, abbracci, offriamo serenità, spensieratezza, uno stato d’animo. Il nostro è un mestiere difficile, fatto di sacrifici pesanti, lavoriamo 15 ore al giorno, spesso non si dorme la notte perché l’ansia ce lo impedisce, perché a gennaio si inizia già a pensare alla banchettistica delle ricorrenze primaverili e all’estate, perché ti svegli di soprassalto chiedendoti se ti sei ricordato di ordinare tutte le materie prime ai fornitori, perché non esistono il sabato e la domenica in famiglia, le cene con gli amici, e natale e capodanno sono una tortura fisica e psicologica siamo bianchi e con le occhiaie, sempre. Ma è il mestiere che abbiamo scelto noi, rinunciando al posto fisso detto alla Checco Zalone. Ed è la vita e il mestiere che amiamo».

Chiudere e chiedere il reddito di cittadinanza

«Non tutti sanno cosa c è dietro a questo amore e non possiamo pretendere che lo si comprenda. Noi siamo quelli che abbiamo messo in ballo tutto ciò che avevamo sul nostro lavoro e non abbiamo avuto paura ad indebitarci. Noi siamo quelli che a fine mese facciamo il gioco delle tre carte per pagare. Noi siamo soprattutto una partita Iva. Ma noi soprattutto siamo quelli che abbiamo sempre sfoderato quel bel sorriso #andratuttobene a prescindere tutto. Ecco perché, Signor Presidente, non accetto che lei dica che lo Stato ha messo a disposizione tot milioni/miliardi. Lei ci invita solo a fare altri debiti per poter lavorare. Lo so, non l’ha voluto né Lei e né io questa situazione ma io ho perso tutto e Lei no. Grazie infinite».

(foto di copertina: da profilo Facebook di Mariagrazia Ferrandino)

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