Marco Travaglio consiglia a Luigi Di Maio di dire addio a Matteo Salvini
26/03/2018 di Redazione
Marco Travaglio ha consigliato a Di Maio e al Movimento 5 Stelle di non accordarsi con la Lega per formare un governo.
Marco Travaglio consiglia a Luigi Di Maio di dire addio a Matteo Salvini
Il direttore del Fatto Quotidiano ha firmato un editoriale nell’edizione del lunedì – dove abitualmente raccoglie le dichiarazioni per lui più ridicole della settimana appena passata – in cinque punti in cui commenta l’elezione di Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati alle presidenze di Camera dei Deputati e Senato della Repubblica. Secondo Travaglio l’impossibilità di dialogo col Partito Democratico ha reso obbligato l’accordo col centrodestra per due tra i più importanti incarichi di garanzia del nostro ordinamento repubblicano.
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Una scelta anche corretta, visto che sono state assegnate le presidenze di Camera e Senato ai due schieramenti vincitori delle elezioni del 4 marzo 2018, M5S e centrodestra. Marco Travaglio si spinge a definire un miracolo «se Di Maio – con la sponda di Salvini – è riuscito a silurare il pregiudicato Romani, a costringere B. (senza mai parlarci) a cambiare cavallo a favore di una chiacchieratissima incensurata e contemporaneamente a far eleggere il più progressista, movimentista e antileghista dei deputati 5 Stelle (Roberto Fico)».
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Per il direttore del Fatto Quotidiano l’ex ministro Bernini sarebbe stato preferibile a Maria Elisabetta Casellati come presidente del Senato, ma Berlusconi non avrebbe mai accettato un nome imposto dal M5S o dagli altri, mettendo a rischio l’accordo. Travaglio nega che l’intesa tra M5S e centrodestra possa essere definito inciucio, ironizzando sul PD che l’attacca dopo anni di accordi ben peggiori con Berlusconi.
Il direttore del Fatto Quotidiano però conclude il suo editoriale invitando «Matteo e Giggino a salutarsi, accontendosi di aver tumulato B.&Renzi e di aver fatto capire chi ha vinto». Secondo Travaglio il M5S deve fare un’offerta al PD e al centrosinistra irrinunciabile, in modo coerente alla campagna elettorale che esplicitamente guardava a quell’area politica, e alla grande maggioranza dell’elettorato dei Cinque Stelle che viene da quell’area. Se il PD dirà no, si potrà tornare al voto e rischierà l’estinzione.
Foto copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MARCO