Marco Cappato alla vigilia del processo che potrebbe cambiare la storia: «Sono sereno e continuerò a lottare»

Sa bene che quella di domani potrebbe essere una giornata storica per la giurisprudenza italiana. Ma oggi, alla vigilia della lettura della sentenza nell’ambito del processo per la morte di Dj Fabo, Marco Cappato è prima di tutto un imputato che attende il giorno del giudizio: «Sono sereno – dice ai microfoni di Giornalettismo – perché sono consapevole di aver fatto tutto quello che era nelle mie facoltà. Ho fatto il mio dovere e sono detreminato, qualunque sia l’esito del processo. Andrò avanti in ogni caso».

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MARCO CAPPATO, LE SUE DICHIARAZIONI ALLA VIGILIA DEL PROCESSO

Lo spirito è quello battagliero di tutti i giorni. Marco Cappato domani affronterà la lettura della sentenza da parte della Corte d’Appello di Milano. I giudici stabiliranno se per il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni si possano configurare i reati di istigazione e agevolazione al suicidio. In caso di assoluzione, inoltre, bisognerà vedere se questa avverrà perché il fatto non sussiste, perché Cappato non ha commesso il fatto, oppure perché non ci sarà nesso causale tra le azioni dell’imputato e la morte di Dj Fabo.

Ovviamente, quest’ultima circostanza, nonostante l’assoluazione, non sarebbe soddisfacente per Cappato. Determinato a portare avanti una battaglia di civiltà, non certo una guerra personale: «Io spero che i giudici possano stabilire che la condanna con sanzioni pesanti dell’aiuto alla morte volontaria – senza nemmeno fare distinzioni se la persona è malata in maniera irreversibile e sottoposta ad accanimento terapeutico – è una violazione dei principi di libertà fondamentali ».

L’altra opotesi percorribile è che i giudici sospendano il processo e rinviino il discorso alla Corte Costituzionale: «Sarebbe una soluzione per rivedere finalmente una legge fatta durante il fascismo – continua Cappato – che non fa distinzioni per quanto riguarda la morte volontaria, a prescindere dalle condizioni della persona».

MARCO CAPPATO, COSA SUCCEDERÀ DOPO LA LETTURA DELLA SENTENZA

I tempi, in effetti, sarebbero maturi. Soltanto qualche mese fa il parlamento ha approvato la legge sul testamento biologico. «Il fatto che esista questa legge – ha affermato Cappato – rafforza l’irragionevolezza di una norma che prevede che, a parità di esito (la morte del malato, ndr), chi muore dopo una lunga agonia è coperto dalla legge, mentre quando una persona muore con il suicidio assistito si può configurare una pena compresa tra 5 e 12 anni di carcere».

La speranza è che Cappato possa davvero ottenere una sentenza storica. Da dopodomani, però, le cose continueranno ad andare avanti: «Continuerò a combattere con l’associazione Luca Coscioni affinché nella prossima legislatura venga discussa la legge di iniziativa popolare depositata nel 2013 per definire le condizioni di accesso all’eutanasia legale. In secondo luogo, ci sarà un secondo processo in cui io e Mina Welby siamo imputati per la morte di Davide Trentini. La vicenda è leggermente diversa, ma ugualmente importante. Insomma, la prospettiva è questa: continuare a far valere i diritti di queste persone sia con la battaglia in parlamento, sia con quella nelle aule dei tribunali».

(FOTO: ANSA / MATTEO BAZZI)

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