L’epidemiologo della Regione Lombardia: «Nei tamponi troviamo spesso un virus morto»

22/06/2020 di Enzo Boldi

Dalla carica virale bassa, adesso confermata anche da Andrea Crisanti, alle tracce di virus morto all’interno dei tamponi. la curva epidemiologica del Coronavirus sta segnando, da alcune settimane, una netta discesa. Anche su questo tema ci sono state diverse scuole di pensiero: c’è chi sostiene che il virus si sia indebolito per propria natura e chi spiega che il tutto dipende dalle misure di distanziamento sociale e protezione adottate dai cittadini (le mascherine). E in un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, Marcello Tirani – epidemiologo della direzione Welfare della Regione Lombardia, che ancora conta oltre il 50% delle nuove infezioni quotidiane – sostiene che dai tamponi emerge sempre più spesso un virus morto.

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«Resta un problema di fondo: difficile fare un confronto scientifico tra i casi dell’inizio e di oggi – ha detto Marcello Tirani a Il Corriere della Sera  -. Se a marzo si facevano 100 tamponi al quinto giorno della persona malata, adesso in molti casi se ne fanno altrettanti al 40esimo giorno: la carica virale è scesa di parecchio». Insomma, una questione temporale che, inevitabilmente porta a risultati ben diversi rispetto al periodo dei picchi dell’emergenza Covid in Italia.

Marcello Tirani e il coronavirus morto nei tamponi

Lo stesso Marcello Tirani ha proseguito la propria analisi, fornendo un dato che non può che provocare diverse reazioni: «Il tampone cerca pezzettini di Rna del virus. Ora spesso trova un virus morto. Questo lo sappiamo per test che abbiamo fatto a Pavia, seminandolo su terreno di cultura per vedere se cresce. La gran parte di questi non cresce. Quello che il tampone rileva in molti casi è materiale abortivo del virus». Insomma, la teoria di un virus non solo più debole, ma in alcuni casi morto

(foto di copertina: da Pixabay)

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