Malagò inciampa sul razzismo: «Chi simula è peggio di chi fa i buu»
25/09/2019 di Enzo Boldi
Un’uscita al volo con il tentativo di salvare la propria porta con un colpo di reni. Le dichiarazioni sul razzismo negli stadi da parte delle tifoserie di Giovanni Malagò hanno fatto discutere, prima del passo indietro e della spiegazione di un concetto che, secondo il presidente del Coni, è stato frainteso. Sta di fatto che gli ultimi eventi negli impianti calcistici italiani mostrano come il problema sia affrontato solamente a parole.
L’ultimo caso è accaduto martedì sera a Brescia, quando il centrocampista bosniaco della Juventus Miralem Pjanic è stato etichettato durante il match come uno «zingaro» per via delle sue origini slave. Nel corso dello scorso weekend, alcuni tifosi atalantini (con la squadra di casa che giocava a Parma per i lavori all’Atleti Azzurri di Bergamo) hanno fatto cori razzisti contro il terzino della Fiorentina Dalbert. Eventi che si sommano al caso Lukaku e altri.
Malagò e il paragone tra simulazioni e buu razzisti
E in questo senso la dichiarazione rilasciata questa mattina da Giovanni Malagò a 24 Mattina, su Radio 24, non poteva che far discutere. «Ogni componente del mondo del calcio deve fare un salto di qualità. Non si tratta della tipica frase salomonica, ma occorre coinvolgere chiunque, a partire da dirigenti e calciatori – ha detto in diretta il presidente del Coni -. Prendiamo, per esempio, chi fa platealmente finta di aver subito un un fallo. Quella è una cosa gravissima, che esempio si dà?».
Fino a qui tutto bene, poi l’intervento in scivolata diventa a gamba tesa e da tergo. Quasi da cartellino rosso. «Sbaglia chi fa buu a un giocatore di colore – ha proseguito Giovanni Malagò -, ma sbaglia ancora di più uno che guadagna svariati milioni di euro e si lascia cadere in area, magari anche contento di prendere il rigore se l’arbitro non va a vedere al Var che non c’era». Simulare è peggio che insultare una persona per il colore della sua pelle.
Il colpo di reni con il pallone già in rete
Dichiarazioni sbagliate a cui, qualche ora dopo, lo stesso presidente del Coni ha provato a mettere una pezza dicendo che in realtà voleva paragonare due situazioni gravi allo stesso livello. Malagò ha tenuto a precisare che quell’esempio è stato usato solo per far capire come l’esempio ai tifosi arrivi dai protagonisti sul campo. Tutto giusto, ma non sono due mondi paragonabili quelli delle simulazioni e del razzismo. Il primo è un problema per cui – con l’applicazione delle regole – si può trovare una soluzione; il second, invece, sembra essere messo sempre nell’ombra dietro macro-discorsi sui massimi sistemi del mondo che poi vengono puntualmente disattesi.
(foto di copertina: ANSA/ANGELO CARCONI)