Cosa diceva il M5S sull’usura bancaria

20/07/2018 di Redazione

Come reagirà il Movimento 5 Stelle alla notizia dell’indagine per usura bancaria della Procura di Campobasso che coinvolge anche il ministro degli Affari Europei Paolo Savona? Cercherà di minimizzare sulla vicenda o criticherà l’economista? La domanda non è affatto banale, perché negli ultimi anni il partito oggi guidato da Luigi Di Maio si è più volte esposto per lanciare accuse agli istituti di credito, quando sono emersi casi di tassi di interesse troppo alti. Era il mese di luglio del 2014, ad esempio, quando il gruppo pentastellato al Parlamento Europeo in una nota, pubblicata anche sulla bacheca Facebook, avvertiva: «Usura bancaria, adesso a controllare c’è il M5S». «Finalmente anche le banche devono fare i conti con qualcuno», scriveva il Movimento 5 Stelle Europa parlando del reato di usura contestato ad alcune banche da parte della Procura di Trani. I portavoce grillini annunciavano battaglia chiedendo, con interrogazioni alla Commissione Ue, al Consiglio e alla Bce, provvedimenti urgenti per la commistione tra potere giudiziario e potere bancario.

 

 

Il M5S all’attacco sull’usura bancaria

Ma il Movimento 5 Stelle ha fatto sentire la propria voce anche a marzo 2017, quando l’ad di Leonardo-Finmeccanica Alessandro Profumo, già ai vertici di Unicredit e di Monte dei Paschi di Siena, veniva rinviato a giudizio proprio per usura bancaria In un’interrogazione parlamentare il deputato Carlo Sibilia, oggi sottosegretario all’Interno, al Ministro dell’Economia chiedeva se fosse a conoscenza, prima della designazione di Profumo come ad del fatto che lo stesso fosse sottoposto ad indagine e, in caso affermativo, il motivo per il quale si fosse proceduto comunque alla sua designazione. Sono decine gli atti presentati in Parlamento a firma M5S sull’usura bancaria. In un’interrogazione in commissione i deputati pentastellati Andrea Colletti, Daniele Del Grosso e Gianluca Vacca la descrivevano, nel 2014, come «un vero e proprio pericolo per il nostro paese, soprattutto in un periodo di crisi economica come quello attuale, in quanto aggredisce il patrimonio industriale, artigianale agricolo e dei servizi che connota il tradizionale corpo produttivo dell’Italia». Altro esempio è quello di un’interpellanza del 2015, presentata dopo il caso di un piccolo imprenditore pugliese strozzato dalle banche, destinata ancora al Ministero del Tesoro per chiedere l’intervento del governo, allo scopo di garantire «la posizione di indipendenza e garanzia della Banca d’Italia», «rafforzare i requisiti di onorabilità dei commissari» e «garantire il rispetto del diritto al credito».

Cosa dice oggi su Savona?

L’inchiesta di Campobasso che vede indagato il ministro Savona coinvolge gli ex vertici della Banca di Roma, ora Unicredit. «È un’inchiesta tutta da svolgere ancora: la richiesta di proroga non dice nulla, né di grave né di meno grave»; c’è «bisogno di tempo ed è un atto dovuto», ha chiarito il capo della Procura di Campobasso, Nicola D’Angelo. Dunque, con il tempo ne sapremo di più sulle posizioni. Tra i 23 indagati che compaiono nella richiesta di proroga delle indagini preliminari di ulteriori sei mesi della Procura, oltre a quello del membro del governo, c’è anche il nome di Profumo. Proprio l’ad di Leonardo preso di mira un anno fa. Savona – la domanda nasce spontanea ora – riceverà dai grillini lo stesso trattamento? O si proverà a glissare? Il silenzio potrebbe risultare piuttosto imbarazzante.

Su Twitter Valentina Castaldini, di Alternativa Popolare, ha ricordato quando Di Maio chiedeva le dimissioni del ministro Angelino Alfano per un avviso di garanzia che poi fu archiviato: «Dimissioni in 5 minuti o scurdammoce ‘o ppassato?», ha chiesto. E ancora: «#incoerenti #poltronari. Noi siamo e resteremo garantisti, ma da quelle forze politiche che in passato hanno chiesto le dimissioni per un avviso di garanzia un gesto del genere sarebbe quasi scontato».

Aggiornamento:

«Savona deve dimettersi? È un’indagine che già conoscevamo», si è limitato a dire Di Maio, avvicinato da un cronista del Fatto Quotidiano, dopo aver lasciato Palazzo Chigi per pranzare, dopo il vertice sulle nomine. «Un’ottima notizia», ha poi rivendicato in merito all’intesa raggiunta sul vertice di Cassa depositi e prestiti.

(Ultimo aggiornamento alle 15.33 del 20 luglio. Foto di copertina da archivio Ansa. Credit immagine: ANSA / GIUSEPPE LAMI)

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