L’M5S va all’attacco sul caso Siri e spuntano 4 domande alla Lega

La controffensiva pentastellata, volta a frenare l’enorme erosione di consensi elettorali, non si arresta e i toni cominciano a essere molto meno concilianti e rilassati di quelli di qualche mese fa. L’occasione è fornita stavolta dal caso Siri, il sottosegretario leghista, ideologo della Flat Tax, indagato dalla magistratura per una mazzetta di 30mila euro che potrebbe portare abbastanza lontano. Sì, perché come ricostruito dal blog dei pentastellati, quei soldi erano indirizzati a Paolo Arata, ex deputato forzista e faccendiere di Vito Nicastri, considerato un fedele del boss Matteo Messina Denaro. Ed è da queste evidenze che l’M5S va all’attacco e chiede chiarezza a un alleato pronto “ad attaccare in maniera strumentale Virginia Raggi” per deporre poi la polvere degli scandali nostrani sotto il cassetto.

E l’attacco è di quelli mirati: «Abbiamo aspettato qualche giorno prima di lanciare questo appello, e ci auguriamo che dalla Lega arrivi un segnale. Abbiamo visto il sottosegretario Siri smentirsi nell’arco di 24 ore. Lo abbiamo visto dire in un prim momento che non si era mai occupato di eolico e di non sapere chi fosse Arata. Il giorno dopo, però, ha cambiato versione, ammettendo di aver presentato degli emendamenti sull’eolico e di conoscere anche Paolo Arata» si legge nel blog, ed è solo l’inizio di un affondo che promette di lasciare strascichi.

Le quattro domande su Armando Siri

E la prima domanda è di quelle che non lascia spazio alla diplomazia: “Quali sono i reali rapporti tra Siri, la Lega e Paolo Arata (l’ex parlamentare di Forza Italia, adesso responsabile del programma della Lega per l’ambiente che, secondo l’accusa, sarebbe vicino a Vito Nicastri, imprenditore indicato dai magistrati come “finanziatore” della latitanza del boss Matteo Messina Denaro)?” si scrive sul Blog delle Stelle. Da notare come viene subito evidenziata la vicinanza tra Nicastri e il boss mafioso e il coinvolgimento diretto di Arata, responsabile del programma leghista per l’Ambiente. La seconda domanda è una logica conseguenza della prima, con gli attivisti che si chiedono perché il sosttosegretatrio ha presentato proposte per incentivare l’eolico (Nicastri è considerato il “re dell’eolico siciliano”N.d.r.) puntualmente rispedite al mittente dall’M5S? È evidente, in questo caso, il tentativo di parlare ai vecchi militanti, ribadendo una “purezza” sporcata da un anno di compromessi di governo. Nelle ultime due l’M5S chiede sostanzialmente a Siri perché si è contraddetto più volte e perché il figlio di Arata sia stato assunto da Giorgetti nel Dipartimento di programmazione economica, evocando, anche in questo caso la lotta al nepotismo e alla corruzione nella Pubblica Amministrazione, cara al Movimento della prima ora.

Una versione che sembra una sorta di versione “for dummies” delle dieci domande di Travaglio Salvini di questa mattina e che si conclude con una dichiarazione che non fa sconti a nessuno: «Dare una risposta a queste domande significa dire ai cittadini che in Italia le cose sono cambiate davvero. Il cambiamento non ammette sconti, o scorciatoie. Prima di tutto con se stessi, come il Movimento 5 Stelle ha sempre dimostrato». Affermazioni nette che, c’è da giurarci, difficilmente saranno esenti da conseguenze politiche.

Nel frattempo, Matteo Salvini ha ammesso di aver incontrato una volta l’imprenditore Arata: «L’ho visto una volta nella vita. È venuto a un convegno della Lega come docente universitario esperto in energia, è l’unica volta che l’ho incontrato. Io incontro quotidianamente centinaia di persone e non gli chiedo frequentazioni e partecipazioni».

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