Dal lutto alla speranza per i giovani ricercatori: la storia di Stefania

La notizia è di quelle che nessuno vorrebbe mai sentire. Una morte improvvisa è sempre un dramma di cui è impossibile raccontare o contestualizzare. Soprattutto quando il protagonista è una giovane donna di appena 48 anni, madre di una bambina e direttrice di un prestigioso centro universitario.

Quando la vita di Stefania Spanò si è interrotta, a causa di un aneurisma, lo scorso 2 settembre, la ricercatrice abruzzese aveva appena terminato un simposio sullo studio dei batteri organizzato dal centro universitario di Aberdeen, dove era titolare di una cattedra. Il culmine di un percorso partito da molto lontano.

Stefania era nata a Campobasso, da piccola si era trasferita a Pescara dove aveva conseguito la maturità classica. Ma il suo viaggio non era finito qui. Dopo la laurea all’Università di Bologna, Stefania era stata dapprima ricercatrice dell’Istituto Mario Neri e poi, grazie a una borsa di Studio della Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, aveva cominciato la sua attività di ricerca internazionale. Si era trasferita prima alla Yale University, negli Stati Uniti, e dopo 9 anni di studi, premi e ricerche, si era spostata all’Università di Aberdeen, in Scozia. Qui era diventata dapprima professore associato (Senior Lecturer) e, dopo aver ottenuto il prestigioso finanziamento europeo ERC,  professore ordinario e co-direttore del programma di Microbiologia e Immunologia. A suo fianco un altro ricercatore abruzzese, Massimilano Baldassarre, l’amore di una vita intera e il padre di sua figlia, la piccola Isabella.

L’istituzione della borsa per i giovani ricercatori

Es è proprio grazie all’esperienza di vita di Stefania che, grazie all’impegno di Massimiliano, il cordoglio si sta trasformando in nuova vita e nuove opportunità per i giovani ricercatori. Una gara di solidarietà per spingere ancora più in là la ricerca. La Fondazione Abruzzese Scienze per la vita ha infatti istituito una borsa di studio in nome di Stefania destinata ai giovani ricercatori abruzzesi e molisani. Una raccolta fondi che parte dalla pagina Facebook dell’associazione e che corrisponde alle più intime volontà della ricercatrice che non ha esitato a donare i propri organi per donare, ad altri, nuova vita. Nella speranza che altri possano seguire le sue orme accademiche e dare nuovo prestigio alla ricerca e alla cultura italiana.

 

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