Luigi Di Maio bacchetta Alessandro Di Battista: «Torna a lavorare, abbiamo già abbastanza opinionisti»

Alessandro Di Battista non vuole tornare a fare politica, almeno per ora, ma non disdegna parlare di politica. Lo fa nel suo nuovo libro “Politicamente scorretto”e dai suoi profili, dato che il suo pulpito social non l’ha mai abbandonato. Ben venga: “Dibba” è uno dei volti di riferimento per i pentastellati delle origini, appassionati e idealisti, a volte anche utopici ed estremi. Una vena del Movimento che si è andata inevitabilmente, o per fortuna secondo altri, andata a mitigare con la posizione al governo, che per necessità richiede più pacatezza e inclinazione al compromesso.

Alessandro Di Battista però è fuori dai palazzi di potere, ed è libero anche di provocare, ad esempio cercando di estremizzare il caso Armando Siri con un parallelismo con la pedofilia nel suo saggio “Politicamente scorretto”.  Nella politica però c’è il suo amico e compagno di avventure e di comizi Luigi Di Maio, che ha già il suo bel da fare. Senza che ci si metta anche il compagno di vacanze in montagna.

Luigi Di Maio bacchetta Alessandro Di Battista: «Torna a lavorare, abbiamo già abbastanza opinionisti»

Alò giornalista de La Verità che chiede a Luigi Di Maio se Di Battista non sia diventato il D’Alema del Movimento, il leader risponde negativamente.  «No, non l’ho mai detto». Poi, lo chiama per nome, e lo invita a tornare all’ovile: « Ma se Alessandro torna a lavorare per il Movimento siamo tutti felici, perché sono più utili le persone che lavorano che gli opinionisti. Di opinionisti ce ne sono fin troppi».

Una frecciatina neanche così sottile quella che Luigi Di Maio sembra aver mandato all’appassionato Dibba, come a dire “si, ok, ma anche un po’ meno”. Lo si capisce anche quando reputa impietoso il trattamento che Di Battista riserva ai pentastellati nei palazzi del potere. «È ingiusto definire i nostri ministri come “burocrati” – dice Di Maio riferendosi ad alcuni passaggi del libro-saggio di Dibba –  perché sono persone che, lavorando ogni giorno nei ministeri, hanno partorito leggi come la “spazzacorrotti”, che è proprio quella che ha permesso di scoperchiare il caso del mercato delle nomine al Csm». E Di Maio non sembra nemmeno aver fatto la corsa in libreria per accappararsi lo  scritto dell’amico, anzi dice che «se me lo regala con la dedica, certo che lo leggerò»

Di Maio però non è l’unico ad aver storto il naso sulle pagine di “Politicamente scorretto”. Il contenuto infatti ricalca il titolo, e le critiche che Alessandro Di Battista muove contro il suo movimento sono decise: come quella di aver abbandonato il «sogno» per diventare «complici» che altro non è che accusare il movimento di essersi svenduto in cambio del potere. Parole pesanti, che pungono i pentastellati, di primo e ultimo pelo. Tanto che in molti lo accusano di ipocrisia: «Ci usa per fare i soldi».

(credits immagine di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

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