Luigi Di Maio e il desiderio di un partito moderato alleato di Renzi

Sono giorni che il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ripete di «voler fare un partito dei moderati», un’affermazione che lo distanzia sempre di più dal vicepremier pentastellato che, per esempio, era volato in Francia per parlare con gli esponenti dei giubbetti gialli.

Il suo recente auto-revisionismo e riposizionamento politico sono radicati nel desiderio di trasformare il Movimento Cinque Stelle in una forza che possa catalizzare l’elettorato contesto da Renzi, Calenda, Berlusconi e anche il Pd.

Ora che della sua alleanza con il leader della Lega Matteo Salvini rimane poco o niente, Di Maio, come riporta il Corriere «preferisce interlocuzioni moderate, come le sue ambizioni politiche del futuro prossimo. Parla di continuo con Matteo Renzi, con cui si è instaurato un rapporto di simpatia reciproca».

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 Gli Incontri Internazionali di Luigi Di Maio

In una recente intervista al Foglio l’ex Ministro del Lavoro e attuale Ministro degli Esteri ha raccontato di un incontro tra lui e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Quest’ultimo risale alla conferenza di Berlino nel gennaio del 2020, nel corso della quale era stata affrontata la questione libica. Secondo Luigi Di Maio, in quell’occasione ci fu modo di scambiare qualche battuta con Angela Merkel.

«Vi racconto – ha detto Di Maio al Foglio – uno scambio avuto con la cancelliera Angela Merkel durante la conferenza di Berlino quando, quasi nessuno lo sa, si è avvicinata e mi ha detto: “Io ho sentito parlare bene di lei Di Maio. Mi parlano bene del suo lavoro”. Insomma, è stata una cosa che era difficile da immaginare nella mia vita ed è stata un’altra cosa che mi ha colpito da ministro degli Esteri».

Nell’intervista, Di Maio racconta dell’incontro con la Merkel e quello più recente con l’ex presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi per sottolineare lo spessore del suo operato. Un tentativo, quello del Ministro degli Esteri, che sembra legato alla sua nuova ambizione politica moderata, da alleato di Alessandro Di Battista a interlocutore internazionale che può convincere anche gli elettori più scettici verso la ragione sociale – quella originaria e populista – del Movimento Cinque Stelle.

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