Audio whatsapp contro lo sgombero della casa delle donne Lucha y Siesta: «La legalità inizi dallo Stato»

Audio Whatsapp ad Atac contro lo sgombero della casa delle donne Lucha y siesta. Questa l’ultima iniziativa in difesa della struttura che, collocata all’interno di una struttura Atac, sarà sgomberata a giorni. Sulla questione è anche intervenuta l’associazione Medicina solidale che da anni si occupa di tutelare la salute delle persone che vivono ai margini della società con ambulatori nelle zone periferiche (e non solo) della Capitale. «Ancora una volta ci vediamo costretti a rilanciare il tema della tutela dei minori durante gli sgomberi ed anche nel caso della struttura “Lucha y siesta” occorre valutare preventivamente se, accanto alle donne in stato di disagio, ci siano dei minori che dalla chiusura forzata del centro possano subire un ennesimo stress emotivo».

Lucha y siesta e la situazione attuale

Queste le parole di Lucia Ercoli, direttrice dell’associazione che ha precisato: «Noi siamo per la legalità, ma che deve essere abbinata ad una solidarietà che sia programmatica e non relegata all’ultimo minuto e allo stato di emergenza soprattutto in tema di minori fragili. Vorremo chiedere alla sindaca Raggi di convocare un tavolo sui fragili minori a Roma per trovare una soluzione che riesca a garantire i servizi minimi di assistenza pubblica. Questo è il momento di fare rete e non di contrapposizioni inutili il cui conto lo pagano sempre i più deboli.»

Spesso, precisa l’associazione, le case occupate, per quanto rappresentino situazioni di estremo disagio per i bambini, sono anche l’unico punto di riferimento per genitori e figli che percepiscono questi luoghi come la loro casa. Sfrattarli senza trovare soluzioni abitative alternative rischierebbe di creare un grosso stress emotivo ai minori coinvolti senza risolvere il problema della legalità e delle occupazioni abitative illegali nella Capitale.

Lucha y siesta, cosa sta succedendo

«Esistono una serie di fragilità che sono sostenute da un welfare che non proviene dallo Stato ma dall’associazionismo, dalle cooperative e dal terzo settore che, dal basso, coprono in autonomia le mancanze dello Stato sociale. Lo Stato si deve rendere responsabile di trovare un’alternativa agli sgomberi, specie quando ci sono minori coinvolti, perché al momento non può fare a meno delle associazioni di volontariato che si occupano di marginalità sociali che lo Stato non riesce a supportare. Non si può pretendere di far rispettare la legge senza proporre soluzioni alternative alle occupazioni abitative. Lo Stato – conclude Lucia Ercoli – deve scegliere cosa fare da grande, se vuole far rispettare la legalità inizi facendo sentire la propria presenza nella gestione del welfare pubblico.»

In sostegno di Lucha y siesta è intervenuta anche la società civile che, su iniziativa delle militanti, ha iniziato a inondare fino alla mezzanotte di martedì il numero di Atac con messaggi vocali, dicendo: “Quanto costa Lucha y Siesta?”.  Così le ‘istruzioni’ nella pagina dell’associazione: «Amiche e amici, in tanti ci avete chiesto come continuare a difendere ‘Lucha y Siesta’. Ecco cosa fare subito: da ora fino alla mezzanotte del 3 settembre manda un vocale ad Atac al 3351990679 dicendo: ‘Quanto costa Lucha y Siesta?’. 1. Salva il numero 3351990679; 2. Apri whatsapp; 3. Manda l’audio; 4. Condividi immagine e msg con le istruzioni. Facciamo sentire la nostra voce!». Giovedì 5 settembre un’assemblea pubblica convocata da la Casa delle Donne e Non Una Di Meno discuterà le prossime mobilitazioni in vista dell’imminente sgombero.

 

Immagine di copertina dalla pagina Facebook di Lucha y Siesta / Facebook

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