La Prefettura di Roma ordina 25 sgomberi dal 2020: nella lista non c’è CasaPound
19/07/2019 di Enzo Boldi

Il passo del gambero, o forse della tartaruga. Dopo che anche l’agenzia del Demanio si è esposta avviando l’iter per procedere allo sgombero CasaPound dalla palazzina di via Napoleone III 8 (a Roma) occupata dal 2003, arriva un nuovo stop in questa direzione: la prefettura capitolina, infatti, ha pubblicato e inviato al Comune la lista dei 25 stabili da sgomberare dalla prossima primavera. Edifici, musei, centri sociali: nella lunga lista, però, manca quel palazzo occupato dal movimento di estrema destra che lo ha reso anche la propria sede ufficiale.
La prefettura di Roma ha indicato in circa 3mila le persone che saranno oggetto degli sgomberi dei prossimi mesi, con un crono-programma che si avvierà nel marzo 2020 e andrà avanti a scadenza regolare (circa uno ogni tre mesi) negli anni seguenti. Si inizierà dai quasi 300 occupanti dei palazzi in via del Caravaggio e via Tempesta, che saranno liberati per primi entro il 31 marzo del prossimo anno. Poi si proseguirà con tutti gli altri stabili, tra cui anche il Museo dell’Altro e dell’Altrove di via Prenestina.
Lo sgombero CasaPound non inserito nella lista della Prefettura
I centri sociali che saranno sgomberati sono lo Strike, lo Spazio 32 a San Lorenzo, la Biblioteca Abusiva Metropolitana a Centocelle, l’Acrobax, l’ex Lavanderia – sorto all’interno del parco dell’ex ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà – e la Casa delle donne ‘Lucha y siesta’, dove ha sede anche un centro anti-violenza. Niente sgombero CasaPound, dunque, nonostante il tweet di Virginia Raggi che faceva pensare a una rapida risoluzione. Ma, in questo caso, la responsabilità non è del Campidoglio.
Finalmente @agenziademanio ha avviato iter per lo sgombero di #Casapound.
Bene, questa situazione non è più tollerabile. Basta privilegi sulle spalle dei cittadini.
— Virginia Raggi (@virginiaraggi) July 19, 2019
25 palazzine da liberare, ma non quella di via Napoleone III
Per la prefettura, dunque, lo sgombero CasaPound non è calendarizzato e non è urgente, anche se in futuro si potrà intervenire modificando le priorità attraverso delibere e pronunciamenti ad hoc. Nel frattempo, però, il movimento di estrema destra apre al dialogo, ma attacca l’agenzia del Demanio per un altro palazzo occupato: un’ex caserma dove vivono 160 famiglie in zona Ostiense. Per le tartarughe la priorità non è liberare lo stabile occupato da loro, ma quello occupato da altri.
(foto di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)